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Jurij Fiore e Figlia: una nuova (micro)cantina a Lamole

3 Aprile 2017 Emanuele Pellucci
In Toscana quando dici Lamole pensi subito al buon vino. Perché è storicamente assodato che su questa collina, i cui vigneti si trovano a circa 600 metri di altitudine tra le località di Greve in Chianti e Panzano, il Sangiovese ha forse la sua culla più famosa. Anche se oggi il borgo è pressoché disabitato (solo poche decine i residenti), la sua tradizione vitivinicola è portata avanti da alcune piccole aziende di famiglie qui radicate da generazioni - con l’unica eccezione di Lamole di Lamole (del Gruppo Santa Margherita). Un luogo straordinario dove le vigne, in parte ancora terrazzate, si alternano alla tradizionale coltivazione del giaggiolo affacciandosi sui rilievi dell’Alta Valle della Greve.

Dove nasce Jurij Fiore e Figlia

Ebbene, da una settimana la comunità vitivinicola di Lamole si è arricchita di un nuovo gioiello enoico. Jurij Fiore, 48 anni, secondogenito di Vittorio Fiore, enologo di fama e proprietario insieme alla moglie Adriana Assié di Marcorà di Podere Poggio Scalette (Il Carbonaione, Piantonaia, Capogatto, ecc.) nella vicina collina di Ruffoli, lunedì 27 marzo ha presentato ufficialmente la sua personale “chicca”: la Jurij Fiore & Figlia. Dimensioni dell’azienda? Microscopiche: 1,8 ettari e 2.203 bottiglie tra rosato 2016 e due Chianti Classico 2015 che entrano per la prima volta in commercio.

Un sogno di famiglia

Per presentarla, visibilmente emozionato, ha riunito accanto a sé nel vecchio teatrino della parrocchia di San Donato a Lamole tutti i produttori di Lamole, oltre a parenti e amici giornalisti. «In famiglia», ha spiegato Jurij, «abbiamo sempre coltivato l’idea di prendere qualche vigna anche a Lamole, e finalmente io insieme a mia figlia Sara ci siamo riusciti, dando vita all'azienda Jurij Fiore e Figlia. Premetto che la Cantina rimarrà comunque piccola, anche se sto affrontando questa nuova esperienza con grande entusiasmo». La superficie vitata è distribuita in più parcelle dove oltre al Sangiovese sono presenti pochi filari di altre varietà rosse tradizionali.    

L'Amore, Non lo So, Punto di Vista

Oltre al rosato L’Amore («un gioco di parole che si rifà al termine Lamole»), Jurij e la figlia Sara (20 anni e di recente una breve esperienza nella ristorazione in Giappone) producono due vini Chianti Classico. Non lo So: «a chi mi chiedeva il nome del vino rispondevo in questo modo, e alla fine gli ho dato proprio questo nome». E Puntodivista, «il vino come dovrebbe essere secondo me». Entrambi della vendemmia 2015, li differenzia solo la vigna: la prima allevata a cordone con 4.000 piante/ha, che dà origine al Non lo So, e la seconda ad alberello con densità più fitta destinata al Puntodivista. L’età degli impianti varia tra i 15 e i 40 anni (nel secondo caso).

La prima degustazione di Jurij Fiore e Figlia

Di un colore rosato chiaro, L’Amore è un vino che richiama i rosé della Provenza: ampi profumi, delicato al naso e in bocca, è piacevole sia come aperitivo che accompagnato agli antipasti toscani. Il Non lo So è l’espressione forse più autentica del Chianti Classico di Lamole, con un colore non troppo carico, sentori fruttati di ciliegia e una piacevolezza finale in bocca. Di un palmo sopra è l’altro rosso, il Puntodivista, che si differenzia non solo per la provenienza delle uve da impianti diversi (in questo caso alberello) ma anche per la maturazione in legno: 15 mesi per entrambi, con il Puntodivista che sfrutta tonneaux e barrique nuovi contrariamente al Non lo So, dove le barrique sono di secondo passaggio. Il risultato del Puntodivista è un Chianti Classico più strutturato, elegante e persistente, destinato a una longevità maggiore.

Privilegiare un micro-territorio altamente vocato

«Avendo fatto una proficua esperienza giovanile in Borgogna», ha detto ancora Jurij, «per i due rossi ho deciso di privilegiare non solo la denominazione, e cioè Chianti Classico, ma soprattutto il microterritorio, in questo caso Lamole. In pratica, per me questi vini sono sì due Chianti Classico Docg, ma più precisamente sono da considerarsi due Lamole. D’altra parte, io penso che non esiste al mondo un vino che è famoso grazie a quello che la legge, e cioè il disciplinare, t’impone di forza. I vini sono famosi, buoni e riconoscibili perché nascono in un determinato pezzetto di terra altamente vocata».    

Quando il vino è una storia di famiglia

Dalle parole ai fatti, la numerosa compagnia presente nel teatrino ha potuto sperimentare finalmente i tre vini di Jurij Fiore e Figlia abbinati a una serie di piatti tipici toscani di eccellente livello, preparati dal ristorante enoteca Fuoripiazza di Greve in Chianti. E a finire, grazie a Vittorio Fiore, un assaggio del Carbonaione 1992 (l’annata del debutto) e di una specialità fuori commercio: Mai Più (nel senso di una tantum), da uve Merlot destinate a un Piantonaia mai nato della vendemmia 2002.

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