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Incontro con Riccardo Pasqua, sognando sempre l’America

24 Aprile 2020 Alessandro Torcoli
Incontro con Riccardo Pasqua, sognando sempre l’America

Quale impatto ha avuto il lockdown sui consumi in Usa? Facciamo il punto con Riccardo Pasqua e i risultati di due ricerche oltreoceano di Wine Monitor Nomisma.

«Nel 2019 abbiamo infranto ogni record». Bandiera stelle e strisce alle spalle, tutto il futuro davanti per un quarantenne come Riccardo Pasqua, amministratore dell’azienda che porta il nome di famiglia. «E siamo ottimisti anche per il 2020», continua, portando una ventata di freschezza in queste redazioni che stanno ricevendo ormai quasi solo dispacci di sventura.

Misure a tutela dei collaboratori

In che senso, lo puntualizza subito: «Abbiamo anticipato tante misure di sicurezza, due settimane prima che divenissero obbligatorie, tutti stanno lavorando e a marzo abbiamo avuto una bella dimostrazione di fiducia e affetto dai dipendenti, che hanno lavorato il sabato». Il sostegno al settore, per l’azienda veronese, inizia dalla tutela dei collaboratori: a tutti è stata data un’assicurazione di copertura sanitaria ed è stato erogato loro un bonus pari a circa una mensilità media.

La forza della grande distribuzione

È ormai chiaro che, in questo momento, chi era già ben inserito nella Grande distribuzione, supermarket e simili, sta godendo di un inatteso ma grande vantaggio competitivo, dato che la maggior parte delle vendite passano da lì e una quota residuale dal commercio elettronico e dalla consegna a domicilio da parte delle enoteche. Pasqua Vigneti e Cantine esita l’80% nell’off-premise (cioè, grande distribuzione e negozi dove non si consuma in loco) e distribuisce il rischio su molti Paesi, alcuni dei quali non sono completamente fermi.

Bene i monopoli in Canada e Nord Europa

Certo, Pasqua è pur consapevole che l’incremento delle vendite nei canali aperti potrebbe non compensare totalmente quelli chiusi. Inoltre, anche la Grande distribuzione pone ora dei limiti, specie sulle promozioni, per non incentivare gli assembramenti o stressare la filiera. Ottime sono le notizie dai monopoli (Canada, Nord Europa), che continuano a vendere bene, specie nei formati da loro molto diffusi, come il bag-in-box.

Un vigneto di Pasqua Vigneti e Cantine

L’impatto del coronavirus sui consumi negli Usa

Pasqua inoltre ha presentato i risultati di due ricerche realizzate con Wine Monitor Nomisma negli Stati Uniti, mercato strategico per l’azienda, dove Riccardo ha vissuto per anni, ricevendo la sua “educazione sentimentale”, o meglio imprenditoriale: a fronte di un 40% di intervistati che dichiara di aver ridotto i propri consumi in quarantena, fa da contraltare un 37% di appassionati che non ha modificato le proprie abitudini, mentre il 23% dichiara un incremento, che sale al 25% tra gli americani che stanno usufruendo dello smart working e per gli amanti dei rossi.

Si beve per piacere e per rilassarsi

Accanto a un maggiore consumo durante i pasti (26%) e all’aperitivo (20%), il 27% beve più vino in momenti di relax, abitudine diffusa più nei Paesi del nuovo Mondo che in Europa, e la quota che arriva al 32% per chi lavora da casa e al 30% per chi preferisce i rossi. Interessante anche il dato secondo il quale il 19% dei consumatori di vino italiano ha aumentato gli acquisti, “alla ricerca di maggiore qualità rispetto a prima”. Come dire: fiducia nell’alto rapporto qualità/prezzo del vino tricolore.

Il vino è un bene in cui vale la pena investire

I cambiamenti si riflettono anche sulla propensione alla spesa: il 43% ha “investito” di più per il vino nelle ultime due settimane. In alcuni casi l’attitudine a incrementare gli acquisti durante la quarantena aumenta ancor più considerevolmente: tra chi ha buona disponibilità economica (reddito familiare di oltre 75 mila dollari), chi compra online (72%) e italiano (49%). Sono per la maggior parte uomini, di età compresa tra i 39 e i 54 anni.

Cassette di uva in appassimento

La sfida nel mercato oltreoceano: raccontare l’appassimento

L’altro filone di ricerca promosso da Pasqua riguarda la consapevolezza (awareness) dei consumatori statunitensi riguardo al metodo dell’appassimento, cifra dell’eccellenza veronese: ebbene, pare che il livello di conoscenza sia buono. «Ma bisogna continuare a comunicare le caratteristiche dei nostri vini», chiarisce Riccardo Pasqua, «poiché vi è un’associazione ancora eccessiva con la dolcezza», che non riguarda Amarone o Ripasso. «Ci conforta in ogni modo la forte relazione tra appassimento e premium price, la propensione a riconoscere un prezzo superiore ai vini realizzati con uve appassite. Prospettive confortanti, dunque, nel contesto in cui viviamo; e ampi i margini di crescita per i rossi veneti, che nel complesso costituiscono l’8% dei rossi italiani negli Usa, contro il 52% della Toscana e il 17% del Piemonte».

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