Con 93 milioni di ettolitri prodotti, il Paese è in testa alle classifiche. La cultura brassicola da un lato è radicata nella tradizione, dall’altro guarda a nuove varietà di luppolo, passaggi in legno e collaborazioni con l’estero.
La Germania si definisce senza mezzi termini la patria della birra. In particolare la Baviera – il land più grande ed economicamente importante – è profondamente legata alla storia, alle tradizioni e alla produzione della bevanda di Cerere. In effetti i dati pubblicati da The Brewers of Europe (Beer statistics 2018 edition) confermano, da molti punti di vista, il primato tedesco sugli altri Paesi europei.
I numeri del fenomeno
A livello produttivo la Germania surclassa la concorrenza con 93 milioni di ettolitri: gli altri due Paesi europei di grande tradizione – Regno Unito e Belgio – si fermano rispettivamente a poco più di 40,5 e 20,6, mentre l’Italia segue con circa 15 milioni. Anche rispetto ai consumi la Germania, con i suoi 101 litri annui pro capite, è in testa alle classifiche, battuta soltanto dall’inarrivabile Repubblica Ceca (138 litri). Gli altri Paesi sono lontani: Belgio 68 litri, Regno Unito 67, Italia 32 (il nostro però è l’unico dato in crescita, mentre tutti gli altri sono in calo). Circa il 17% della produzione tedesca è esportata all’estero, per un totale di 15,7 milioni di ettolitri, un dato secondo solo al Belgio (15,8), ma decisamente superiore rispetto a Regno Unito (5,6) e Italia (2,8).
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La nostra idea di birra è tedesca
I dati statistici non stupiscono, perché è noto universalmente quanto l’immagine della Germania sia fortemente legata alla birra e alla sua cultura. Nel bene e nel male l’impronta tedesca è evidente nella maggioranza di birrifici al mondo. L’idea stessa – stereotipata – di birra che tutti abbiamo (bionda, circa 5 gradi, da bere “bella fresca”) è, almeno parzialmente, responsabilità della cultura brassicola tedesca.
Perché scegliere la bassa fermentazione
La Germania ha infatti esercitato, negli ultimi due secoli, un ruolo fondamentale nella diffusione e nella definizione di un’idea produttiva ben precisa: ad esempio nella scelta della bassa fermentazione, che oggi rappresenta circa il 90% della produzione mondiale. Le tracce storiche della distinzione tra due tipi differenti di fermentazione – quelle che oggi chiamiamo “basse” e “alte”, ovvero lager e ale – sono molto antiche. Troviamo fonti scritte medioevali, che precedono l’invenzione della stampa a caratteri mobili.
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