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Il vino sudafricano rinasce grazie alla solidarietà e a un buon raccolto

11 Novembre 2021 Anita Franzon
Il vino sudafricano rinasce grazie alla solidarietà e a un buon raccolto

Negli ultimi due anni l’intero settore del vino sudafricano ha sofferto per via delle restrizioni e della crisi dovuta alla pandemia, ma anche a causa di condizioni meteorologiche avverse come conseguenza del cambiamento climatico. Ad aver avuto la peggio sono state, senza dubbio, le Cantine sudafricane, che per ben tre volte hanno dovuto affrontare il divieto di vendita di alcolici messo in atto dal governo per limitare gli assembramenti e gli incidenti dovuti all’abuso di alcol. Inoltre, il clima impazzito e sempre più siccitoso, ha devastato diversi vigneti, molti dei quali hanno più di 35 anni. Dall’altra parte, però, il Sudafrica è stato aiutato in diversi modi da Paesi produttori e compratori lontani, che hanno dato il più bell’esempio di solidarietà.

Per approfondimenti: Robert Parker Wine Advocate, Drinks International e Wine Enthusiast


Resilienza di fronte alla siccità, alla carenza idrica, agli incendi e agli effetti devastanti di una gestione della crisi pandemica a dir poco singolare: per limitare gli incidenti dovuti all’abuso di alcol e tenere liberi i posti letto negli ospedali, il governo sudafricano ha infatti deciso, a più riprese, di vietare la vendita di alcolici sul mercato interno (coinvolgendo per un breve periodo anche le esportazioni).

La resilienza sudafricana

Dopo un’annata 2021 con volumi di produzione in crescita rispetto al 2020, meno siccità e un’ottima qualità, il Sudafrica ha ora prodotto «vini meravigliosi che brillano di purezza e danno il senso del luogo da cui provengono», si legge su Robert Parker Wine Advocate. Finalmente i produttori di vino sudafricani hanno la possibilità di reagire a tutte le avversità, ma i danni che il settore ha subito sono incalcolabili.

Un esempio di solidarietà nel mondo del vino

Secondo le stesse Cantine e diversi enti di tutela, il divieto prolungato di vendita di alcolici ha cambiato per sempre il settore enologico sudafricano.
«Si è danneggiato e indebolito e gli effetti a lungo termine si faranno sentire per decenni», afferma il produttore Bruce Jack, fondatore dell’omonima Cantina. Ma la risposta della comunità internazionale è stata una boccata d’ossigeno per il Sudafrica. Nel Regno Unito, dove viene importato un quarto di tutte le esportazioni di vino sudafricano, nel 2020 le vendite sono aumentate del +23%. E non solo qui; in tutto il mondo molti dei consumatori che sono venuti a conoscenza della situazione in Sudafrica hanno offerto il loro sostegno. James McKenna, direttore vendite di New Generation Wines, un importatore londinese, commenta: «È stato bello vedere tutta questa solidarietà» (Drinks International).

Le vecchie vigne del Sudafrica

Intanto, il vino sudafricano è sempre più amato sul mercato internazionale per l’eccellente qualità e i prezzi accessibili; si tratta, inoltre, di una produzione con una storia lunga alle spalle. Lo dimostrano le numerose vecchie vigne che costituiscono il vigneto nazionale. Secondo i dati raccolti nel 2020 da SA Wine Industry Information and Systems (SAWIS), il Sudafrica ha circa 9.125 acri (3.692 ettari) di vigneti di età pari o superiore a 35 anni distribuiti in varie regioni su differenti tipi di suolo. Sono 80 i vigneti storici certificati, 10 dei quali hanno più di 100 anni. Come Civiltà del bere ha avviato il Censimento delle Vecchie Vigne italiane, anche in Sudafrica l’Old Vine Project (OVP) mira a preservare il maggior numero possibile di antiche vigne, negli ultimi anni messe a dura prova dalla siccità. I vini provenienti da uno dei vigneti certificati dall’OVP portano sulla bottiglia un sigillo e l’anno di impianto del vigneto; un’altra bella iniziativa per accrescere il valore e la conoscenza tra i consumatori dei vini sudafricani (Wine Enthusiast).

Foto di apertura: un tramonto tra i vigneti nell’area di Stellenbosch, Sudafrica © W. Du Plessis – Unsplash

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