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Il vino in carta nell’era Covid? Italiano e “a marchio”

16 Novembre 2020 Matteo Forlì
Il vino in carta nell’era Covid? Italiano e “a marchio”

Un brand noto è indice di affidabilità in un momento di incertezza. Ma non solo: anche la tendenza a scegliere prodotti del territorio è in forte crescita per aiutare la filiera in un’epoca di problemi socio-occupazionali. Ecco come si è orientata la scelta del vino al ristorante dopo il primo lockdown, secondo i dati di Nomisma Wine Monitor.

Precedenza a brand più storici e importanti, ma anche semaforo sempre più verde per un certo “nazionalismo”. In tempo di Covid la scelta delle bottiglie in carta nei ristoranti, al pari delle preferenze di consumo, è orientata più di prima verso il vino italiano e di qualità. Il trend è certificato da Nomisma Wine Monitor nella ricerca per l’ Istituto Grandi Marchi condotta su 124 ristoranti della penisola nel periodo immediatamente successivo al primo lockdown. Lo studio, al netto di un sentiment positivo per la ripresa che non poteva tener conto dell’acuirsi della pandemia e delle nuove restrizioni per l’Horeca, contiene importanti segnali dell’evoluzione del fuoricasa nel turbolento contesto attuale.

Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor

Un ristorante su 5 riduce o elimina le etichette straniere

Se la marca in etichetta «gioca un ruolo sempre più rilevante perché è un indice di affidabilità in un momento di grande incertezza» (l’84% ritiene il brand il fattore più importante nella scelta dei fine wine) l’accento su scelte locali ha chiavi di lettura molteplici. «Un cambiamento nella carta dei vini è uno dei primi provvedimenti organizzativi presi dai ristoratori dopo gli investimenti in formazione per il rispetto delle norme igieniche, la riduzione del personale e la riscrittura di un menù più conforme a delivery e capienze ridotte», racconta la survey e ribadisce Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor. «Il 23% ha ridotto o eliminato le etichette straniere e l’11% ha aumentato quelle del territorio».


L’indagine di Nomisma Wine Monitor evidenzia come il cambio della carta dei vini sia uno dei provvedimenti più adottati dai ristoratori italiani per adattarsi al nuovo mercato

Più vino italiano: la tendenza rafforzata dalla pandemia

«In questo contesto il consumatore medio dichiara una decisa preferenza verso prodotti italiani e gli esercenti, già fortemente orientati in origine a selezioni con connotazione territoriale e locale, hanno rimarcato questa tendenza», spiega Pantini. «I consumi di vino sono fortemente regionalizzati per assioma, sia nella Gdo che nell’Horeca, ma l’appeal della territorialità si è ulteriormente rafforzato». Tanto che, per esempio, il calo nell’import dello Champagne, una delle poche tipologie che l’Italia (quinto importatore al mondo) compra dall’estero, è in forte contrazione.

Il “nazionalismo” aiuta la filiera ma l’export cala

«La maggiore attenzione del consumatore al made in Italy e alla filiera autoctona si è manifestata anche alla luce dei problemi socio-occupazionali: c’è voglia di aiutare le produzioni nazionali», prosegue Pantini, «ma questo fenomeno di “nazionalismo” consumistico naturalmente accade anche all’estero. Quindi se da un lato si sostiene l’economia locale dall’altro l’export decresce, e ci si trova a fronteggiare una maggiore concorrenza dei cosiddetti domestic wine. Evidenze ne abbiamo avute di recente sui dati relativi alle esportazioni europee dei formaggi Dop italiani, oggi in decisa contrazione».


I ristoratori italiani restano fiduciosi per il futuro e prevedono una forte crescita dei consumi quando la crisi sarà finita

Nuovi scenari e sentiment dei consumatori

La tempistica della sua realizzazione, precedente all’ultimo Dpcm che ha abbassato le serrande del fuoricasa, spiega come lo studio includa una certa fiducia da parte degli esercenti sulla ripresa dei consumi (il 50% li immagina nel 2021 ai livelli del 2019, il 25% addirittura superiori fino al 15%) a fronte di un approvvigionamento attuale uguale o inferiore al 2019 (89%) e più diradato nel tempo. «Il report non poteva immaginare le nuove restrizioni. L’ottimismo dei gestori è giustificato dalle crescite record fatte registrare nei mesi estivi dovute alla forte concentrazione di consumi della clientela italiana. Per questo stiamo già realizzando un’ulteriore indagine per tastare il polso dei consumatori nel contesto, nuovamente mutato, che porta a fine anno».

Foto di apertura K. Kulikova

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