La Riserva naturale dei calanchi di Atri è un paradiso di cui i viticoltori della zona si sentono custodi
Un breve viaggio nella regione ci ha consentito di conoscere alcuni paladini di questo vino pronto a proiettarsi tra i migliori d’Italia, con caratteristiche di eleganza e contemporaneità. Un percorso tra volti tenaci e annate sorprendenti
Il Trebbiano sta risorgendo dalle ceneri come l’araba fenice. Per troppo tempo relegato nella fascia bassa dei supermercati, vittima delle sue stesse abbondanze e dell’enologia massiva degli anni Ottanta, questo vitigno simbolo dell’Abruzzo (ma non solo) dall’Abruzzo sta preparando la sua controffensiva, con le armi della qualità e della contemporaneità. Ne siamo convinti, appena rientrati da un breve viaggio che ci ha consentito di assaggiare esempi eccellenti e – soprattutto – di osservare chi sono i protagonisti di questa battaglia: tanti giovani, alleati ai padri nobili della viticoltura regionale, uno su tutti Francesco Valentini.
Un’uva che richiede molte attenzioni
In generale, c’è un bel movimento di piccoli produttori e tutti hanno un occhio di riguardo per il Trebbiano, che per altro, è bene ricordarlo, non è affatto la scelta facile: quest’uva richiede attenzioni superiori e, quando passi alla cassa, al momento è ancora difficile ottenere l’adeguata remunerazione. In questa fase ne possono beneficiare gli appassionati di grandi bianchi: è il momento di riempirsi la cantina con questo Trebbiano supersonico che viaggia attorno ai 10-12 euro sullo scaffale dell’enoteca, con rare, note e leggendarie eccezioni. Seguiteci nel racconto, ve ne suggeriremo molti.
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