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Il sake è patrimonio Unesco

23 Dicembre 2024 Anita Franzon
Il sake è patrimonio Unesco
© Agency for Cultural Affairs, Japan, 2023

Il riconoscimento a “patrimonio culturale immateriale dell’umanità” è avvenuto lo scorso 5 dicembre a Luque, in Paraguay. La produzione di questa bevanda millenaria resta per la maggior parte artigianale e a accompagna feste e occasioni di coesione sociale.

Riuniti a Luque, in Paraguay, lo scorso 5 dicembre i membri della Commissione dell’Unesco hanno riconosciuto la tradizionale bevanda alcolica giapponese come patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Profondamente radicato nella cultura nipponica e originariamente prodotto da sole donne, il sake continua a essere una produzione per la maggior parte artigianale che accompagna feste, riti e occasioni socio-culturali.

Una bevanda millenaria che unisce le persone

Tra le ragioni per cui il sake ha ottenuto il riconoscimento Unesco si distingue, infatti, l’aspetto sociale. Sul sito dell’Unesco si legge: “Poiché la produzione del sake richiede molte mani e un forte lavoro di squadra, la pratica promuove i legami tra gli artigiani e i contadini che forniscono gli ingredienti, contribuendo così alla coesione sociale”. Prodotto con riso fermentato grazie all’azione del koji, un fungo che scompone l’amido del riso in zuccheri fermentabili, il sake fa parte della cultura giapponese da oltre mille anni, ma la sua popolarità è in forte espansione in tutto il mondo andando di pari passo con il crescente interesse per la cucina giapponese.

Una storia antichissima diventata attuale

Sebbene la popolarità del sake abbia subìto un calo proprio tra i giapponesi per via della diffusione di altre bevande come la birra o il vino, del cambiamento delle abitudini e di un certo distacco tra le generazioni più giovani dalla tradizione, secondo la Japan Sake and Shochu Makers Association (JSS), può contare su un successo sempre più grande fuori dai confini nazionali. L’export riguarda principalmente gli Stati Uniti e Cina e rappresenta oltre 265 milioni di dollari all’anno: una cifra quasi raddoppiata dal 2018. A oggi sono oltre 1400 i produttori di sake in Giappone, ma non solo: c’è chi produce la storica bevanda anche in Francia, negli Usa e in Nuova Zelanda.

Gli altri riconoscimenti Unesco

Il comitato riunito in Paraguay ha votato per promuovere nella lista dell’Unesco diverse altre pratiche e prodotti culturali in tutto il mondo: oltre al sake, emergono tra i riconoscimenti anche lo shochu, un altro distillato giapponese a base di patate dolci, riso, orzo e grano saraceno; il casabe, un pane caraibico prodotto con la manioca; e il sapone all’olio d’oliva palestinese.

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