Famiglia Cotarella, nota realtà che opera fra Terni e Viterbo, da qualche anno ha intrapreso un percorso per rivalutare alcuni rari vitigni. Fra questi l’antico Rossetto (Roscetto), dell’areale di Montefiascone.
Il Rossetto è una varietà a bacca bianca che, se contenuta a livello di rese produttive e ben gestita in cantina, grazie al buon rapporto zucchero-acidità e alla venatura aromatica offre un vino di grande estratto. «Il professor Attilio Scienza dell’Università di Milano» ricorda Riccardo Cotarella, «ha studiato il Dna del Rossetto dietro mia specifica richiesta. Il risultato della ricerca ha stabilito la sua appartenenza alla famiglia dei Greco. Il desiderio di studiare questa varietà derivava dal suo essere potenzialmente assai più interessanti dei pur locali Trebbiano e Malvasia toscana».
–

–
Come nasce il profumato Ferentano
Dopo varie sperimentazioni, è stato messo a punto un protocollo enologico. Continua Cotarella: «Gli acini, prima della criomacerazione e della pigiatura, sono sottoposti a un abbattimento delle temperature che “ustiona” le bucce, così da agevolare l’estrazione dei tratti varietali. La fermentazione comincia in acciaio a bassa temperatura, per concludersi in barrique (malolattica compresa), dove il vino sosta per 4 mesi». Il tutto conduce a un nettare dai sentori tropicali, vegetali e di spezie morbide, con gusto ricco, rotondo e persistente, chiamato Ferentano.
Nella foto i fratelli Riccardo e Renzo Cotarella
Per conoscere gli altri autoctoni di Lazio e Umbria clicca qui.
L’articolo sui vitigni autoctoni laziali e umbri prosegue su Civiltà del bere 3/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com