Food

Food

Non solo vino, il progetto dell’Alta Langa per il tartufo

6 Novembre 2021 Anita Franzon
Non solo vino, il progetto dell’Alta Langa per il tartufo

Dopo anni in cui la vite si è fatta strada nelle Langhe togliendo spazio ai boschi, nasce un progetto di ripopolamento di querce, salici e tigli, sotto cui prospera il tartufo bianco d’Alba. Il Consorzio dell’Alta Langa Docg e il Centro nazionale studi tartufo collaborano per tutelare il pregiato fungo.

I boschi delle Langhe sono quasi scomparsi per lasciare posto alla vite. Eppure, questo territorio tanto famoso per i suoi vini, lo è altrettanto per il tartufo bianco d’Alba, a cui ogni anno è dedicata una Fiera internazionale che va in scena proprio in questo periodo. Ma il tartufo, così profumato e pregiato quanto raro, non cresce tra i filari, bensì nei boschi. Apprezzabile è, dunque, il nuovo progetto in collaborazione tra il Consorzio dell’Alta Langa Docg e il Centro nazionale studi tartufo che mira a far rinascere le piante tartufigene accanto ai vigneti.

Il tartufo bianco d’Alba nasce sotto gli alberi

Si muovono silenziosi, nelle ore notturne, su tracciati e sentieri segreti che condividono solo con il loro fedele e indispensabile compagno canino chiamato tabui; sono i trifolao, i cercatori di un raro fungo ipogeo che ogni autunno spunta sulle tavole del territorio Patrimonio Unesco di Langhe, Monferrato e Roero. Il prezioso e profumato tartufo bianco d’Alba cresce, però, solamente in simbiosi con alcune piante che in queste aree stanno scomparendo per lasciare posto ai vigneti. Per via del surriscaldamento climatico, inoltre, la viticoltura si sta spingendo sempre più in alto. Per questo motivo, il Consorzio dell’Alta Langa Docg, che tutela le bollicine prodotte sopra i 250 metri di altitudine sulla destra orografica del fiume Tanaro in provincia di Cuneo, Asti e Alessandria, ha deciso di avviare un progetto in collaborazione con il Centro nazionale studi tartufo guidato dal presidente Antonio Degiacomi.

tartufo bianco d'Alba
Antonio Degiacomi, presidente del Centro nazionale studi tartufo, e Paolo Rossino, responsabile operativo del Consorzio dell’Alta Langa Docg

Un progetto che coinvolge i viticoltori

L’iniziativa è stata presentata a fine settembre, a Moncalvo, nell’Astigiano, in occasione del Tuber Primae Noctis, ovvero il capodanno del tartufo bianco d’Alba. L’evento ha aperto la stagione della cerca del fungo ipogeo in Piemonte dopo il periodo di fermo biologico e introdotto la sua fiera, che quest’anno va in scena ogni fine settimana tra il 9 ottobre e il 5 dicembre. L’obiettivo è la sensibilizzazione dei soci viticoltori affinché riservino una porzione dei loro terreni alla piantumazione di alberi simbionti del tartufo; ovvero quelle piante come querce, salici e tigli, sotto le quali i bravi trifolao sanno scovare il pregiato fungo il cui nome scientifico è Tuber Magnatum Pico. Le tartufaie rinnovate potranno, dunque, essere seguite direttamente dai viticoltori che faranno parte del progetto, oppure si potranno stabilire accordi con associazioni di cercatori di tartufo.

Il progetto del Consorzio dell’Alta Langa Docg e del Centro nazionale studi tartufo mira a far rinascere le piante tartufigene accanto ai vigneti

Il legame tra Alta Langa Docg e tartufo bianco d’Alba

L’Alta Langa Docg è anche la bollicina Metodo Classico ufficiale della fiera albese. «Il legame tra i nostri vini e il tartufo bianco d’Alba in questi anni si è fatto via via sempre più stretto. Un comune territorio di origine, un comune senso del gusto, un comune sentire che ci ha avvicinati e ci ha permesso di vivere un’esperienza che parte dalla tavola, ma va ben oltre», ha commentato Giulio Bava, presidente del Consorzio Alta Langa. E Paolo Rossino, responsabile operativo, ha aggiunto: «Auspichiamo che anche altri enti e associazioni si muovano in questa direzione. Come e più che piantare una vite, piantare un albero significa avere capacità di immaginare il futuro. E se piantare un albero permette di dare corpo al sogno di un mondo più bello, piantare alberi simbionti del tartufo ci impegna nella direzione di un mondo più buono».

Foto di apertura: il trifolao e il suo tabui, cioè il cercatore di tartufo bianco d’Alba con l’indispensabile compagno a quattro zampe © A. Cairone

Food

Formaggi d’Italia: l’irresistibile scioglievolezza del mascarpone

È famoso come ingrediente per la preparazione del tiramisù, ma può essere […]

Leggi tutto

Viaggio nella materia prima (6): l’aspetto regale del fagiano

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

Non solo aglio e cipolla: la mappa degli arricchitori

Con questo termine intendiamo quegli ingredienti che, pur non essendo principali, rendono […]

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: le versioni di nicchia del Parmigiano Reggiano

Un prodotto dell’artigianato italiano che tutto il mondo ci invidia: 4 milioni […]

Leggi tutto

Viaggio nella materia prima (6): la doppia anima della scarola

Questa verdura dai molteplici utilizzi è ottima sia preparata in insalata (la […]

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: pecorino di Norcia, eccellenza orgogliosamente umbra  

Una nicchia della Valnerina, in provincia di Perugia, frutto del latte di […]

Leggi tutto

Ok, la temperatura è giusta!

Dall’acqua al vino, passando per gli spirits: ogni bevanda deve essere servita […]

Leggi tutto

Non solo vino. Sommelier per tutti i gusti – III puntata

Questo contenuto è riservato agli abbonati digitali e Premium Abbonati ora! €20 […]

Leggi tutto

Formaggi d’Italia: la gustosa versatilità del Monte Veronese

Dop dal 1996, viene prodotto in Lessinia e si declina in una […]

Leggi tutto
X

Hai dimenticato la Password?

Registrati