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Il metodo tradizionale della messa a riposo delle uve della Valpolicella candidato a patrimonio immateriale Unesco

2 Novembre 2022 Civiltà del bere
Il metodo tradizionale della messa a riposo delle uve della Valpolicella candidato a patrimonio immateriale Unesco

L’iter di riconoscimento è ufficialmente partito ed entro la fine del 2022 dovrebbe essere pronta una prima bozza del dossier di candidatura. In programma studi approfonditi e call to action per sensibilizzare la popolazione locale sul tema.

La bellezza del Veneto e delle sue tradizioni è riconosciuta (anche) da nove siti patrimonio Unesco; tra questi le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, a cui si aggiunge un bene culturale immateriale, ovvero l’arte delle perle di vetro. Ma la lista potrebbe ben presto allungarsi. Nei giorni scorsi, infatti, è stato avviato l’iter di candidatura del metodo tradizionale della messa a riposo delle uve; una tecnica tipica della Valpolicella, che risale a oltre 1500 anni fa e si tramanda di generazione in generazione.

La tecnica al centro della candidatura

«Questa antica tecnica consiste in un lento appassimento delle uve che, appena raccolte, sono poste sulle arele, ovvero su dei graticci di canna di palude, dove restano per alcuni mesi», precisa Christian Marchesini, presidente del Consorzio per la tutela dei vini della Valpolicella e del Comitato promotore della candidatura.
«Tale metodologia rispecchia pienamente l’evoluzione culturale di questo territorio e delle sue genti, così come le sue vocazioni storiche», precisa Matteo Tedeschi, segretario del Comitato promotore della candidatura. «Le realtà locali, al fine di salvaguardare questa preziosa tradizione e di assicurare la trasmissione delle relative conoscenze alle nuove generazioni, hanno deciso di avviare il percorso di riconoscimento a patrimonio culturale immateriale Unesco».

L’attività del Comitato promotore

Nell’aprile 2022 si costituisce il Comitato promotore, portavoce del Consorzio di tutela oltre che della Confraternita Snodar, del Palio del Recioto, dell’Università degli Studi di Verona, della Fondazione Valpolicella, della Strada del Vino Valpolicella e dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona.
«Il Comitato è un’organizzazione deputata ad animare il territorio e sensibilizzare i cittadini sul tema dell’appassimento, raccogliendo testimonianze e documentazione storica a comprova delle antiche radici su cui si basa tale tecnica. L’appassimento delle uve è un processo di trasformazione fortemente identitario della Valpolicella. È tramandato sin dall’epoca romana, di generazione in generazione, oggi strettamente interconnesso al tessuto sociale e culturale di questo territorio», prosegue Tedeschi.

Il dossier di candidatura

In sinergia con Comitato promotore si muove anche il Comitato scientifico. Si tratta di un organo consultivo di esperti antropologi, enologi e giuristi con il compito di “attivare l’articolato processo di studio, analisi e documentazione della tecnica di appassimento dell’uva della Valpolicella, necessario per la redazione del dossier di candidatura”. La stesura di tale documento prevede tempi lunghi e studi approfonditi, così come un forte processo di sensibilizzazione di dei cittadini.
«Il coinvolgimento della popolazione è parte fondamentale del percorso; si esplica attraverso l’organizzazione di incontri pubblici – soprannominati call to action – dove si informa la popolazione sulle attività necessarie a conseguire il riconoscimento».
Ad oggi il Consorzio per la tutela dei vini Valpolicella ha calendarizzato appuntamenti; uno nella zona Classica, uno in Valpantena, uno nell’areale Doc orientale e uno finale nella città di Verona. A fine anno con buona ragionevolezza, potrebbe essere pronta la prima bozza del dossier.

Foto di apertura: il metodo della messa a riposo delle uve risale all’epoca romana

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