Non è facile trovare nella media ristorazione romana un insieme di etichette di origine regionale tutte proposte a prezzi insoliti: per 11 euro la Bonarda Montespina e per 12 il Verdicchio dei Castelli di Jesi di Montecappone, il Pinot grigio Zoff, il Müller Thurgau Cavit, il Ramitello e il Prugnolo di Di Majo Norante, la Barbera d’Asti di Neirano, il Morellino di Scansano Greto delle Fate di Fazi Battaglia, il Rosso Piceno Superiore Filippo Panichi, il Sedàra di Donnafugata e il Syrah Gurgò Cantina Paolini. Per 13 euro il Sauvignon e il Tocai di Zoff, il Grignolino d’Asti Bricco Mondalino, il Dolcetto d’Alba Marcarini, il Pinot nero e il Teroldego Rotaliano Cavit, il Grillo di Cantine Fina, lo Chardonnay Ronchi di Manzano e l’Aglianico d’Irpinia di Terredora. Con 15 euro si bevono il rosso Bosco della Guardia Masseria Flocco, il Nebbiolo Bonimur di Tenute Neirano, il Greco di Tufo Terredora e il Sauvignon di Livio Felluga. Per 20 euro ecco l’Aglianico del Vulture Riserva di D’Angelo.
Il Ristorante
Titolare: Filomena Di Maria, che cura la cantina e sovraintende la cucina. Cuochi: i suoi nipoti, Laura ai primi e Luigi ai secondi. (g.d.s.) Non è stato un anno felice per la ristorazione romana: truffe nei conti e nei piatti, vini sfusi passati per Doc in bottiglie già aperte, ingredienti di bassa qualità, fino ai mille euro pagati da una coppietta di turisti giapponesi in piena estate: la notizia ha fatto il giro del mondo e il ristoratore truffaldino si è visto chiudere il locale a tempo indeterminato, anche perché risultato non in regola con le norme sanitarie in cucina e nei servizi. In tanto trambusto fa piacere trovare un posto come questo, luminoso, dalla cucina trasparente e appagante, non costoso e con una buona carta dei vini dai prezzi gentili. Merito di una sagace patronne molisana che ha messo in cucina due bravi nipoti e cura personalmente cantina e servizio. La carta un po’ vasta potrebbe insospettire, ma in più visite segrete la cucina non ha mai deluso. Le paste ripiene sono fatte in casa e gli spaghetti figurano invece nelle ricette romanesche. L’impronta è comunque molisana e molti prodotti vengono dal paese, come i salumi, le verdure, l’extravergine, i porcini e gli straordinari formaggi prodotti dal caseificio di famiglia in montagna. L’agnello brado è proposto con il caciocavallo ed è da provare, le carni rosse sono preparate alla brace con perizia ed è anche presente ogni tanto il pesce fresco, unico ingrediente non molisano. Regionale anche il conto perché è veramente difficile superare, senza pesce, i classici 30 euro. Il tutto nel costante silenzio delle varie guide.