Il Ciliegiolo era molto presente in Maremma e i vecchi vigneti lo vedevano spesso protagonista. Il suo rilancio si deve fra gli altri a Edoardo Ventimiglia e Carla Benini, titolari dell’azienda Sassotondo di Sorano (Grosseto).
«Lo abbiamo trovato nel 1991», spiega Ventimiglia, «in un vigneto del 1960 di 3 ettari di fronte a Pitigliano, chiamato San Lorenzo. In quegli anni si pensava fosse un vitigno di scarsa qualità; lo si chiamava “dolciume”, in riferimento al gradevole sapore dell’uva in contrapposizione a una supposta pessima qualità del relativo vino. Il problema stava nelle rese alte e incontrollate, che in effetti portavano a risultati deludenti, sia sanitari sia organolettici».
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San Lorenzo, la scommessa vinta di Sassotondo
Ma il patron di Sassotondo non ci sta, crede nel potenziale del Ciliegiolo, che fra l’altro a differenza del Sangiovese non patisce caldo e siccità, e segue i consigli dell’enologo Attilio Pagli, decidendo di non estirpare vigna San Lorenzo per andare a gestirla adeguatamente a livello di potature e rese, impiegandola anche come base per delle selezioni massali. Nasce così, nel 1997, il San Lorenzo, Maremma Toscana Ciliegiolo Doc. Affinato 18-30 mesi in botti da 10 hl e 12 mesi in vetro, offre i tipici profumi infusi dai suoli tufacei di Pitigliano: pepe bianco, chiodi di garofano, cassis, terriccio e grafite, arricchiti da note di incenso orientale dovute al legno. Il palato ha marcata ma fine trama tannica, molto armonico e persistente.
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