Le prime documentazioni della presenza del Canaiolo bianco in Toscana risalgono al Gallesio (1817). Oggi la diffusione è limitata alle province di Firenze, Prato, Arezzo e Pisa, su di un’area di poco superiore ai 100 ettari.
Ne prevedono l’impiego le Doc Barco Reale di Carmignano e Bianco della Valdinievole. Il grappolo è compatto e di media grandezza, piramidale, dagli acini piccoli dotati di spessa e pruinosa buccia; lo si vendemmia nelle prime due decadi di settembre. Rarissima la sua vinificazione in purezza.

Il coraggio di Galiga, che lo vinifica in purezza
Tra i pochi che vi si sono cimentati figura l’azienda vinicola Galiga della famiglia Grati di Rufina (Firenze) con la consulenza dell’enologo Emiliano Falsini. «Il nostro Toscana Igt Bianco Canaiolo è frutto di una vigna a 400 m, esposta a sud, sud-ovest, in un contesto ventilato e dotato di buona escursione termica. Un aerale perfetto per Canaiolo e Sangiovese», dice il patron Gualberto Grati. «Lo vendemmiamo tardivamente, fine settembre-inizio ottobre. Dopo la diraspatura ha luogo una criomacerazione di 18-24 ore. La vinificazione avviene parte in acciaio e parte in legno, a 15 °C. Poi assembliamo il tutto».

Il prodotto rimane a lungo sulle fecce, dando vita a un vino dalle interessanti potenzialità d’invecchiamento. Nettare profumato di fiori e frutta, dotato di struttura e sapidità, con gli anni sviluppa note terziarie di pietra focaia e idrocarburi.
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