L'altro bere

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Il vero blend nel tè è un mix di foglie

26 Luglio 2016 Marianna Corte
I puristi accolgono la definizione di blend nel tè come sinonimo di miscela, intendendo con questo termine un aggregato di tè di diversa varietà e grado qualitativo. Gli esperti, dunque, si ritrovano nella descrizione accademica di blend che, in questo caso, indica la miscela di tè neri o altri tè, omogenei però per tipologia. Per chi apprezza le foglie della Camellia Sinensis (la pianta del tè, ndr) la confusione emerge tra i meno esperti: l'errore più comune è includere nella particolare categoria dei blend anche i tè lavorati, essiccati e successivamente aromatizzati.

L'aristocratico

Considerato una sorta di blend ante litteram, l’Earl Grey è tè nero aromatizzato con olio di bergamotto. Può essere preso come esempio di blend "aristocratico", anche se tecnicamente di blend non si dovrebbe parlare visto che nasce dalla profumazione di una sola tipologia di foglie, oggi peraltro non più solo nere ma, per seguire le regole di mercato, anche verdi, bianche e persino oolong.

Gli spuri: Scented, Flavoured e Smoked

Oltre all’artistocratico Earl Grey, altri sono i tè trattati che, impropriamente dai semplici appassionati, vengono considerati blend. Tra questi ci sono i tè profumati, in inglese Scented Tea, i tè aromatizzati (Flavoured Tea) e anche i tè affumicati (Smoked Tea). In tutti i casi si tratta di prodotti particolari, non puri e non propriamente blend, ma che comunque affondano le loro radici nel passato e che dunque sono stati accolti come esempi di prodotti nobili, quando le foglie dalle quali si parte sono ovviamente di prima qualità.

Tè profumati e affumicati

Quelli profumati generalmente sono prodotti nel Paese di origine e profumati aggiungendo alle foglie di tè, solitamente verde o bianco, fiori di gelsomino, di rosa o di osmanto. Gli aromatizzati, invece, è più frequente vengano trasformati nel Paese di importazione miscelando alle foglie gli oli essenziali (come appunto avviene per l’Earl Grey), spezie, frutta o altre sostanze. Gli affumicati sono una categoria a sé; anche in questo caso, trattandosi di un prodotto che nasce da foglie di un solo tipo, non si potrebbe parlare di blend. Affumicati sono i tè solitamente da foglie nere Lapsang souchong, che durante la fase di essicazione subiscono anche un processo di affumicazione.

Il richiamo al mercato

Definiti dunque i labili confini tra i blend in senso stretto e i tè che in tale categoria rientrano secondo il senso comune, il viaggio alla scoperta dei blend deve cominciare con una sorta di richiamo al mercato, laddove questo ha spesso condizionato il consumo. Ce lo ha sottolineato Lorenzo Barbieri, giovane imprenditore, che dopo una laurea all’Università Bocconi di Milano nel 2007 si è trasferito in Cina e ha comprato un appezzamento di 14 ettari al confine con Birmania e Laos.

Blend nel tè: mix di diversi raccolti

«Per quanto riguarda il blend di foglie fresche, cioè un mix di foglie di diversa provenienza processate insieme per ottenere un unico prodotto», sottolinea Barbieri, che si occupa di coltivazione e produzione di tè biologico, «per mantenere standard un sapore che possa essere riconosciuto dal consumatore, è piuttosto diffuso che grandi marchi miscelino il raccolto di primavera con quello autunnale (post stagione delle piogge, dunque di valore molto inferiore, più povero), o foglie da coltivazione in terreni meno pregiati ad altri più pregiati (per esempio per abbassare i costi)».  
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 03/2016. Per continuare il viaggio nel mondo del tè acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!

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