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I Vignaioli di Radda in vigna e nel bicchiere

1 Giugno 2018 Anita Franzon

I vini del territorio di Radda in Chianti rappresentano una delle tante declinazioni del Gallo Nero, ma la loro forte identità è legata all'operato dei produttori locali, che hanno deciso di portare avanti un progetto comune. Ed è sotto il segno dell'unione che il 25 maggio, nel chiostro dell'ex convento di Santa Maria del Prato (ora trasformato nella Casa del Chianti Classico), 23 Vignaioli di Radda si sono presentati al pubblico di giornalisti e operatori del settore vinicolo. L'evento organizzato alla vigilia di Radda nel Bicchiere, la festa enoica del borgo, è stato anche l'occasione per studiare direttamente sul campo i vigneti raddesi. E per fare un salto virtuale nella West Coast americana con un seminario dal titolo “La California in Chianti”.

I Vignaioli di Radda

La consapevolezza che la specificità del particolare rappresenti un arricchimento del collettivo è sempre più alta ed è su questa strada che si muove il Chianti Classico, al cui centro - anche geografico - si trova Radda. «Un territorio meraviglioso e delicato», sottolineano all'unisono i "Vignaioli di Radda". «Siamo prima di tutto un gruppo di persone e anche se a livello formale non siamo ancora un'associazione, noi crediamo che il vero presidio del territorio non si debba attuare  con norme astratte, ma con l'esperienza quotidiana di ciascuno di noi», spiega la giovane produttrice raddese Angela Fronti.

   

Tour in fuoristrada tra le vigne più alte di Radda in Chianti

Uno dei patrimoni del Chianti è sicuramente legato alle tante strade bianche che lo attraversano. Queste portano nei luoghi più segreti della regione, in mezzo a boschi (che coprono oltre la metà del territorio chiantigiano), uliveti, vigneti e ogni deviazione dalla strada asfaltata merita di essere esplorata. Il modo migliore per raggiungere queste zone nascoste è indubbiamente il fuoristrada (foto in apertura), in grado di attraversare anche le vie più dissestate, fuori dai soliti tracciati. Fino ad arrivare negli angoli più remoti del Chianti, da dove poter osservare tutta l'area da un punto di vista privilegiato.

Gli ungulati: un grave problema per il Chianti

Chiunque attraversi le strade del Chianti può notare, però, come tutte le vigne qui presenti siano chiuse da alte reti e cancelli per evitare i pesanti danni sulle colture causati dagli ungulati. Le gravi perdite, a volte anche del 50 o 60% del raccolto, sono infatti dovute prevalentemente a cinghiali, caprioli e daini. Questi ultimi capaci di saltare recinzioni alte fino a due metri. Ma il problema è più grande di qualsiasi dissuasore e recinzione. Risulta ancora fuori controllo, tanto che negli ultimi anni si è registrata una crescita numerica di ungulati esponenziale. La loro massiccia presenza sul territorio non provoca danni solamente ai raccolti, ma anche alla biodiversità boschiva e alla cittadinanza.

Il Sangiovese nel mondo: un po' di Chianti anche in California

Ma i Vignaioli di Radda guardano anche verso nuovi orizzonti, tanto che alcuni dei loro vini sono stati oggetto di studio della dottoressa Valentina Canuti dell'Università degli studi di Firenze. Per prima, la ricercatrice ha analizzato 52 vini 100% Sangiovese della vendemmia 2016 (20 dall'Italia e 32 dalla California), con lo scopo di analizzarli dal punto di vista della caratterizzazione chimica e sotto l'aspetto dell'identità del vitigno, per valutarne l'espressione nei due diversi Paesi.

Dalla Toscana al Nuovo Mondo: l'identità intrinseca del Sangiovese

Storicamente il Sangiovese arrivò in California con gli immigrati italiani, al tempo della corsa all'oro degli anni '50 del XIX secolo. Alcune viti piantate nei primi anni del Novecento sopravvivono ancora. Oggi il Sangiovese non è solamente il vitigno a bacca rossa più coltivato in Italia, ma è anche il vitigno italiano più diffuso all'estero, tanto da poter essere ormai considerato un internazionale, esattamente come Merlot o Cabernet e altri. In California, per esempio, si trovano circa 1.000 ettari di Sangiovese. Lo studio della dottoressa Canuti ha dimostrato come sia possibile determinare differenze chimiche regionali, anche se esiste una similitudine nella composizione chimica indipendentemente dall'area di origine: ciò indica una identità intrinseca del vitigno.

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