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I perché del cambiamento

24 Aprile 2010 Riccardo Oldani
La trasformazione normativa che interessa tutta la produzione del Prosecco non è certo un cambiamento da poco. Coinvolge migliaia di protagonisti, dai semplici piccoli proprietari che si limitano a coltivare la propria vigna e conferire le uve ai grandi produttori con bilanci a nove cifre e milioni di bottiglie prodotte. Potrebbe anche tradursi in un rischio perché, per quanto riguarda la Docg, pone la parola Prosecco dopo l’indicazione del territorio... [emember_protected] Non dev’essere stato quindi affatto facile convincere i produttori della zona di eccellenza del Prosecco a mettere quasi in secondo piano il nome del “loro” vino, mentre altri di zone limitrofe afferenti alla Doc continuano a utilizzarlo come prima parola in etichetta. Ma l’obiettivo era di dare valore al territorio principe di questo vino, alla sua produzione di massima qualità. Franco Adami, vitivinicoltore e presidente del Consorzio di tutela Conegliano Valdobbiadene, spiega i motivi di questo cambiamento: «Prosecco negli anni è diventato un brand, più ancora che un vitigno. Con il successo sono iniziate le imitazioni e per proteggere questo patrimonio occorreva mettere regole precise e svincolare il nome Prosecco dal vitigno, legandolo al territorio che lo produce. Prosecco è quindi passato da nome di varietà a vino a denominazione di origine. Il vitigno fino ad allora così chiamato è stato rinominato Glera. Oggi solo la Glera coltivata in una certa area può dare origine al vino Prosecco e si tratta dell’area Docg Conegliano Valdobbiadene e di quella di Asolo e dell’area della Doc Prosecco. Fuori da quel territorio, i produttori dovranno chiamare il proprio vino Glera». La razionalizzazione della denominazione era considerata indispensabile dai produttori da molto tempo. Già nel 2000 il Consorzio aveva preso in considerazione i passi da fare per ottenere la Docg. La successiva comparsa di “sedicenti” Prosecchi con uve coltivate anche in regioni non storiche e completamente estranee al territorio di nascita di questo vino ha finito per accelerare il processo e mettere d’accordo anche quegli scettici che inizialmente temevano il cambiamento. «Un momento chiave», spiega Adami, «è stata l’adozione volontaria, nel 2004, del Piano dei controlli da parte del Consorzio. Un provvedimento che ha portato alla tracciabilità del prodotto lungo tutta la filiera produttiva. Con l’adozione di questo sistema i produttori hanno ulteriormente capito l’importanza di dare garanzia e sicurezza al consumatore». Che cosa vi aspettate dalla Docg? «Ora sarà più facile capire che Conegliano Valdobbiadene è l’apice della piramide della qualità nel mondo Prosecco. Ci sarà chiarezza riguardo alle microzone di provenienza e il consumatore sarà garantito nelle sue scelte. Si aprirà poi il percorso di valorizzazione territoriale, dove avrà maggiore spazio l’area di provenienza, che determina la reale qualità. Avrà invece vita dura chi ha sempre creduto il Prosecco solo un business e ha speculato sull’immagine di questo prodotto». Il problema sarà fare in modo che i consumatori capiscano bene la portata del cambiamento, e anche di questo ovviamente Consorzio e produttori si sono preoccupati. Sottolinea, infatti, ancora Franco Adami: «Sotto questo aspetto il nostro programma prevede diversi passaggi, primo fra tutti una forte condivisione nella comunicazione da parte dei produttori, che saranno i primi a diffondere il nuovo messaggio. Comunicazione on line, presentazioni della denominazione in Italia e all’estero, organizzazione di manifestazioni, intensificazione dell’impegno nei confronti dei giornalisti di settore ma anche dei mass media. «Per tutte le attività l’obiettivo sarà far conoscere un territorio unico, storico e straordinario, bello e ben conservato, che crea valori unicizzanti e riconoscibili. Anche la richiesta di iscrizione nella tentative list per il riconoscimento a Patrimonio dell’umanità fatta all’Unesco e già presentata al ministero dei Beni culturali va in questa direzione». Vinitaly 2010 è un grande appuntamento per la nuova Docg, perché è il palcoscenico sul quale per la prima volta vengono presentati i vini con le nuove etichette. L’occasione per molte Cantine di rilanciare la propria immagine, di rinnovare la comunicazione e di segnalare a esperti, giornalisti, ristoratori (e in definitiva al grande pubblico) le loro importanti novità. [/emember_protected]

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