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I primi numeri ufficiali di Vinitaly 2022

14 Aprile 2022 Jessica Bordoni
I primi numeri ufficiali di Vinitaly 2022

Gli organizzatori di Vinitaly 2022, che si è appena concluso, parlano di 88 mila operatori di cui 25 mila stranieri. Usa, Germania, Regno Unito le nazioni più rappresentate. Crescono anche le presenze dal Nord-est Europa e dall’India. Soddisfazione dei vertici di Veronafiere per questa prima edizione post-pandemia.

Si chiude il sipario sul 54° Vinitaly, quello che tutti ricorderanno come “l’edizione della ripartenza” dopo lo stop forzato dei due anni pandemici.
Veronafiere – che ha scelto la strada di una fiera sempre più business oriented, con giornate aperte al pubblico e altre dedicate ai professional – diffonde i primi numeri ufficiali della manifestazione veronese, che dal 10 al 13 aprile ha coinvolto 4.400 aziende espositrici provenienti da 19 nazioni.

88 mila professionisti, 25 mila stranieri

Tra le stime più significative c’è quella relativa agli operatori stranieri: 25.000 mila da 139 Paesi. Si tratta del record assoluto di incidenza dei buyer esteri in rapporto al totale ingressi. Rappresentano il 28% dei professionisti intervenuti, pari a 88.000. Numeri e percentuali che vanno ovviamente inquadrate nel contesto storico-politico vigente, con le forti limitazioni degli spostamenti legate al periodo post Covid e al conflitto russo-ucraino in corso (stimabile daglio organizzatori in circa 5.000 mancati arrivi).

I Paesi più rappresentati

La nazione più rappresentata sono stati gli Usa, seguiti dalla Germania. Poi Regno Unito, Canada, Cina, Francia, Svizzera, Belgio, Olanda, Repubblica Ceca e Danimarca. Avevano il passaporto europeo quasi due terzi del totale degli stranieri. Si consolidano anche le presenze degli operatori che arrivano dal Nord e dall’Est Europa, in particolare Finlandia, Danimarca, Repubblica Ceca, Slovenia e Romania. Uscendo dai confini del Vecchio Continente, dominano la scena Singapore, Corea del Sud e Vietnam. Si è registrato un aumento dell’incoming da parte di buyer e operatori indiani: sono raddoppiati gli africani, mentre gli ingressi dall’Oceania risultano dimezzati.

La strategia di Veronafiere

«Si è chiuso il Vinitaly che volevamo e non era per nulla scontato», ha commentato il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani. «Abbiamo dato un primo riscontro di un piano – avviato dopo una lunga attività di ascolto e condivisione con le aziende del settore – che troverà progressivamente la sua piena attuazione entro il prossimo biennio. Segnare il record di incidenza dei buyer esteri in un anno così difficile sul piano congiunturale e geopolitico è un dato tutt’altro che banale ed evidenzia tutta la determinazione di Veronafiere nel perseguire i propri obiettivi».

Il ruolo di servizio e indirizzo della filiera vinicola

«Il ruolo delle fiere italiane è sempre più legato all’aumento numerico delle imprese che si avviano all’internazionalizzazione, in particolare delle Pmi», ha precisato il presidente di Veronafiere Maurizio Danese. «Vinitaly, in questa edizione più che mai, si è concentrato molto su questo aspetto con un risultato decisamente positivo in favore di un settore morfologicamente caratterizzato da piccole realtà. Guardiamo ora al 2023 con un evento ancora più attento alle logiche di mercato e alla funzione di servizio e di indirizzo della nostra fiera in favore di un comparto che abbiamo ritrovato entusiasta di essere tornato a Verona dopo tre anni».  

Foto di apertura: gli operatori stranieri sono stati 25.000 mila da 139 Paesi, con gli Usa in testa © FotoEnnevi – Veronafiere

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