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I Grandi Marchi a Londra per promuovere l’alta qualità italiana

14 Settembre 2010 Elena Erlicher
L’Istituto Grandi Marchi, che riunisce 17 tra i migliori produttori nazionali (Antinori, Biondi Santi Spa, Chiarlo, Ca’ del Bosco, Carpenè Malvolti, Donnafugata, A&G Folonari, Jermann, Alois Lageder, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi) con l’obiettivo di promuovere la cultura del vino italiano nel mondo, il 9 settembre a Londra, nella storica Vintner’s Hall, ha dato vita all’evento The Diversity of Italy. La giornata è stata organizzata in collaborazione con l'Institute of Masters of Wine ed è cominciata alle 10 con un seminario sulle sfide e sulle opportunità del nostro vino nei mercati mondiali, a cui hanno partecipato 80 persone tra giornalisti, professionisti del trade, buyer, merchant e alcuni dei più importanti Master of Wine, come Michael Broadbent, David Peppercorn, Jancis Robinson e Serena Sutcliffe. «La sfida globale del prossimo futuro per i vini italiani», ha detto Piero Antinori durante il suo intervento come presidente dell’Istituto Grandi Marchi, «è quella di non essere considerati solo “etnici”, legati prevalentemente alla cucina e alla ristorazione italiana, ma di far comprendere ai consumatori internazionali la vasta potenzialità di abbinamenti con le varie cucine locali, in particolare con quelle dei nuovi Paesi consumatori». Al seminario è poi seguito un interessante wine-tasting con 49 vini, molti dei quali serviti dagli stessi produttori, che ha permesso ai presenti di conoscere alcune delle etichette che hanno costruito la fama dell’Italia enologica nel mondo, come il Solaia Antinori, il Sassicaia San Guido, l’Amarone della Valpolicella Masi e il Barolo Pio Cesare. Le prossime tappe del 2010 di The Diversity of Italy saranno a New York gli ultimi giorni di ottobre e a Hong Kong e Tokyo alla fine di novembre.

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