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Franciacorta Montenisa sposa l’alta cucina cinese del Bon Wei

18 Giugno 2012 Jessica Bordoni
Fo Tiao Qiang, ovvero “il buddha che salta il muro”. Un’antica leggenda cinese al centro di una cena tanto esclusiva quanto inedita, in cui la raffinata cucina d’Oriente del ristorante Bon Wei di Milano si è sposata al grande fascino delle etichette di Montenisa, la tenuta di Franciacorta della Marchesi Antinori. La serata, di scena il 13 giugno, ha coinvolto circa quaranta giornalisti di settore, accolti al Bon Wei da Chiara Wang Pei e Ike Wang, titolari del locale, e dal direttore dell’azienda Montenisa Leo Damiani, per degustare insieme le pregiate versioni di Franciacorta  Brut, Dizero, Rosé e Riserva Contessa Maggi in matrimonio con le speciali creazioni agrodolci dello chef Guoqing Zhang. UN PIATTO LEGGENDARIO DAL PROFUMO IRRESISTIBILE  – Tornando alla leggenda, quella del “buddha che salta il muro” – da cui il titolo dell’evento: “La cena del buddha cha salta il muro” – narra di un piatto così invitante al profumo da spingere un monaco buddista in meditazione ad abbandonare le sue preghiere e a scavalcare le mura del  monastero per cercare di raggiungerlo. Con lo stesso spirito gourmand, il direttore Leo Damiani e i proprietari Chiara Wang Pei e Ike Wang hanno pensato al menu della serata riservata alla stampa. CUCINA CINESE, VINO ITALIANO - «C’era la volontà di fare qualcosa insieme», ha spiegato Damiani, «visto che collaboriamo da un po’ di tempo. Sono stato qui due o tre volte e mi sono letteralmente innamorato della loro cucina… Chiara Wang Pei e Ike Wang hanno iniziato a tenere in carta i vini Antinori e finalmente siamo riusciti ad organizzare questa serata per parlare di vino, in particolare di Franciacorta, in abbinamento alla ristorazione cinese. L’associazione non è così scontata, anche perché la Cina non possiede una grande cultura enologica alle spalle; solo in questi ultimi anni si assiste ad un “avvicinamento” e in alcune zone sta anche cominciando una certa produzione vinicola. Resta tuttavia il dato di fatto che normalmente la cucina cinese non si combina al vino. Per noi quindi questa cena rappresenta una specie di sfida: vogliamo proporre i nostri prodotti sul mercato asiatico e ci è sembrato utile cominciare dall’Italia, per vedere se l’abbinamento  funziona e può quindi essere esportato». BENE CON LE BOLLICINE MA ANCHE CON I ROSSI - Una battuta anche dal proprietario del Bon Wei Ike Wang: «Siamo la seconda generazione in Italia e abbiamo voluto aprire questo ristorante per far sì che la gente riscopra la vera tradizione gastronomica cinese, non soltanto gli involtini primavera e il riso alla cantonese. Poi questo accoppiamento tra le bollicine e le nostre preparazioni mi sembra davvero felice. E non solo Franciacorta;  penso infatti che la tavola cinese si adatti bene anche ai vini rossi italiani. Nel mercato asiatico le vendite di etichette made in Italy stanno decisamente aumentando…». IL MENU – Ad accompagnare l’aperitivo  in piedi, a base di involtini di gambero e involtini di pollo in sfoglia di farina, c’era il Montenisa Franciacorta Docg Brut: Chardonnay, Pinot bianco e una piccola quantità di Pinot nero, la cui lunga permanenza sui lieviti regala un intenso profumo con note di pesca bianca, mela e pane tostato. Poi cena placé aperta da un’insalata di mango estiva e una portata a base di dim sum, i tradizionali ravioli cinesi cotti al vapore, presentati nella doppia variante: gambero in pasta di riso e carne di maiale con erba cipollina. A seguire, spazio ai primi piatti, armoniosamente impreziositi dal Montenisa Franciacorta Docg Dizero, «un vino estremamente secco», ha precisato Leo Damiani, «Chardonnay in purezza con dégorgement effettuato senza dosaggio per garantire l’espressione delle sue note fragranti». Giallo paglierino con riflessi dorati, spuma cremosa con perlage fine e persistente. Al naso è parso intenso e complesso, floreale con sentori di albicocca appassita e di pesca gialla, mentre in bocca si è confermato pieno, di grande struttura. Al suo fianco c’erano il riso saltato nel wok con bocconcini di pollo e baccalà delicato, gamberi ricomposti saltati nel wok con julienne di verdure e gamberi croccanti saltati in olio e soia. Poi nel bicchiere è stato versato il Montenisa Franciacorta Docg Rosé, massima espressione del Pinot nero, personalità decisa e profumi intensi e vibranti, «anch’esso praticamente senza dosaggio. La nostra linea di produzione per il Franciacorta è infatti quella di limitarci con il dosaggio, di cui a mio avviso oggi si tende ad eccedere un po’», ha ribadito Damiani. Il confronto, ben riuscito, è stato con l’astice allo zenzero servito nel suo caparace. Infine, le costine sale e pepe in coppia con il Montenisa Franciacorta Riserva Docg Contessa Maggi, raffinata selezione di uve Chardonnay e Pinot nero che porta il nome di una nobildonna bresciana e vuole essere un omaggio alla giovane generazione al femminile rappresentata dalle tre figlie del marchese Piero Antinori: Albiera, Allegra e Alessia. Dulcis in fundo, il dessert papaia con budino di latte e mandorle, da assaporare sorseggiando tè oolong tostato con note dolci di nocciola e fiori d’arancio, unica concessione alle blasonate bollicine. [nggallery id=5 template=carousel]

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