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Fine wine e distribuzione in Italia: ritorno dal futuro? La ricerca Wine Monitor Nomisma per l’Istituto Grandi Marchi

20 Dicembre 2022 Civiltà del bere
Fine wine e distribuzione in Italia: ritorno dal futuro? La ricerca Wine Monitor Nomisma per l’Istituto Grandi Marchi

Le nostre abitudini di acquisto sono radicalmente cambiate con la pandemia. Ma dopo il boom della Gdo, oggi si assiste a un deciso ritorno all’Horeca per quanto riguarda le etichette di alta gamma. Le cui vendite si stanno consolidando anche nel canale e-commerce.

Nei giorni scorsi la sede romana della Stampa estera ha ospitato il tradizionale appuntamento di fine anno promosso dall’Istituto Grandi Marchi. Durante l’incontro sono stati presentati i dati dello studio che l’Igm ha commissionato a Wine Monitor, l’osservatorio di Nomisma specializzato nelle ricerche sul mercato del vino. L’indagine “Fine wine e distribuzione in Italia: ritorno dal futuro?” ha analizzato come la pandemia abbia rimodulato la distribuzione dei vini di alta gamma nel nostro Paese, cercando di capire se le modifiche siano da considerarsi strutturali o congiunturali, anche in considerazione degli scenari di mercato attuali.

Le vendite in Gdo, Horeca e online dal 2019 ad oggi

 «Nel corso degli anni la nostra collaborazione con Wine Monitor ha consentito la realizzazione di ricerche rilevanti nella comprensione delle dinamiche business del nostro settore, soprattutto attraverso focus specifici sui mercati internazionali», ha spiegato il produttore campano Piero Mastroberardino, presidente di Igm.«Dalla crisi pandemica in poi abbiamo invece concentrato il nostro sforzo sulla comprensione dei cambiamenti occorsi nella ristorazione e nella distribuzione in Italia dei fine wines, che sono il focus del lavoro delle 18 aziende che compongono il nostro gruppo».
Lo studio ha analizzato le vendite dal 2019 ad oggi nella Gdo italiana e nel canale off-premise, coinvolgendo anche i top player dell’e-commerce di settore Tannico, Vino.com e Callmewine. Il 2022 si è rivelato un anno record per l’export di vino italiano, pari a 8 miliardi di euro secondo le stime Nomisma Wine Monitor. L’analisi ha evidenziato il recupero delle vendite di food&wine nel canale Horeca, con un fatturato dei primi 9 mesi 2022 pari al +47% rispetto allo stesso periodo del 2021. A tale crescita, strettamente connessa alla ripresa dei flussi turistici, ha fatto da contraltare un rallentamento dei volumi venduti nel canale moderno, che nel 2020 a causa dei lockdown e delle restrizioni aveva rappresentato un elemento chiave nella commercializzazione di vino, fine wines inclusi.

Dopo il boom della Gdo, la rimonta dell’Horeca

«Da questa ricerca emerge come la pandemia costituisca uno spartiacque fondamentale, che ha determinato cambiamenti importanti nelle abitudini degli italiani, e non solo, sul fronte dell’acquisto dei vini e di altri prodotti», ha spiegato Denis Pantini, responsabile Wine Monitor Nomisma. «La nostra indagine sui consumatori italiani mostra però come ci sia un deciso ritorno, almeno per quanto concerne il segmento delle etichette di alta gamma, al canale Horeca. E, al tempo stesso, come la crescita dell’e-commerce, dopo gli alti tassi registrati negli ultimi anni, si stia consolidando».
Riguardo all’acquisto di vino in Gdo, il focus (attaverso un’indagine diretta su un campione di italiani rappresentativo per genere, età e area geografica) ha evidenziato come il 47% dei consumatori tenda a comprare etichette di alta fascia di prezzo specialmente in occasione di promozioni, nonostante i principali driver di scelta risultino la presenza della Do (23%), l’origine locale (16%) e la notorietà del brand (10%). Soltanto il 15% del campione si è detto disposto ad acquistare vini super premium in Gdo. Inoltre, presso gli iper e supermercati la percentuale di consumatori disposti a spendere oltre 10 euro per una bottiglia di vino non supera il 23%.

Le vendite online dei vini sopra in 20 euro

Il dossier ha considerato anche l’assortimento di fine wines (intesi come bottiglie di prezzo superiore ai 20 euro) nelle tre principali piattaforme italiane specializzate nella vendita online di vino, ovvero Tannico, Vino.com e Callmewine, che insieme hanno raggiunto 94 milioni di euro di fatturato nel 2021 (contro gli 11 milioni di cinque anni prima).
A fronte di un assortimento di oltre 11.700 fine wines presenti a novembre 2022, i vini nazionali occupano il 58%. Il 63% è rappresentato da vini rossi, il 20% da bianchi, il 16% da spumanti, mentre i rosati sono fermi all’1%. A livello aggregato delle tre piattaforme, il 41% delle referenze di vini rossi supera i 50 euro a bottiglia; mentre solo il 12% dei bianchi e spumanti e il 3% dei rosé. Un confronto tra le referenze di fine wines disponibili a novembre rispetto a sei mesi prima (aprile) per fascia di prezzo evidenzia invece una crescita significativa nelle fasce fino a 50 euro a bottiglia, a fronte di alcune riduzioni per tipologia in quelle più alte.
«È presumibile che l’effetto “rallentamento economico” associato alla crescente inflazione abbia indotto le piattaforme di vendita online a ricalibrare l’assortimento, incrementando le referenze delle fasce di prezzo più basse».

Dati da analizzare per Igm

«Per le famiglie Igm si tratta di informazioni importanti, che trovano riscontro nelle nostre rispettive esperienze aziendali, soprattutto quelle maturate nel corso degli ultimi mesi nel corso dei quali siamo stati protagonisti di diverse “missioni”, in Italia e all’estero», conclude il presidente Piero Mastroberardino. Sono dati che esamineremo con attenzione e che forniranno ulteriori spunti di riflessione. Dati attendibili su base continuativa sono un supporto importante per le nostre decisioni, a complemento della instancabile lena e passione con cui raccontiamo di giorno in giorno il vino italiano di alto pregio».

Foto di apertura: la ricerca di Nomisma Wine Monitor ha evidenziato il deciso ritorno al canale Horeca © G. C. Marino – Unsplash

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