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Vino e salute… in cantina. Ne parliamo con l’enologa Graziana Grassini

30 Agosto 2022 Matteo Forlì
Vino e salute… in cantina. Ne parliamo con l’enologa Graziana Grassini
bucket full of red grapes bunches during the harvest in the vineyard

Sia che si scelga l’aiuto della chimica sia che si preferisca l’ortodossia della naturalità, bisogna dar vita a un prodotto sicuro. L’enologa Graziana Grassini, chimica e biologa di formazione, spiega come limitare l’accumulo di sostanze rischiose nel calice.

L’articolo fa parte della Monografia Vino e Salute
(Civiltà del bere 2/2022)

Micotossine. Ammine biogene, tra le quali la più nota è l’istamina. Acetaldeide. Oltre all’alcol esistono altre sostanze alle quali prestare attenzione nel vino. Processi di fermentazione e conservazione condotti senza adeguate conoscenze e precauzioni possono portare alla formazione e l’accumulo di alcune componenti fastidiose. Altre possono manifestare i loro effetti in funzione dell’assorbimento dell’alcol stesso da parte dell’organismo umano. E se assunte in quantità eccessiva, avere un retrogusto amaro fatto di nausee e cefalee.
«Il vino è contenitore di noti “antiossidanti allunga-vita” e limitatore di colesterolo, trigliceridi e glicemia basale; i benefici di un consumo responsabile sono inconfutabili». È la premessa di Graziana Grassini, una delle più influenti personalità nel panorama enologico internazionale, chimica, biologa e consulente di molte aziende vinicole come Tenuta San Guido. «Quella che amiamo però è una bevanda derivata da complessi processi produttivi, che esigono competenze specifiche. Il vino si può realizzare anche in garage, ma solo se viene “fatto con la scienza” è sicuro e può limitare l’accumulo di sostanze in grado di influenzare negativamente la nostra salute». Un discorso che parte dalla vigna, ma vale altrettanto in cantina.

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