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Export vino 2015. L’analisi di Federvini

9 Settembre 2016 Anna Rainoldi
«Il valore delle esportazioni italiane di vino e bevande alcoliche è un importante indicatore della qualità dei nostri prodotti». Sandro Boscaini, presidente di Federvini (e di Masi Agricola), fa gli onori di casa presentando l'8 settembre al Park Hyatt di Milano i dati export 2015 del settore. Le analisi economiche di FederviniFondazione Edison confermano l'importanza della filiera vitivinicola italiana nell’economia nazionale e internazionale. Nel 2015 l’industria delle bevande alcoliche ha raggiunto i 7,3 miliardi di euro di export, un risultato inedito, di cui 5,4 miliardi derivati da vini e spumanti.

I primi mercati per l'export vino 2015

Stati Uniti, Germania e Regno Unito restano i tre primi mercati esteri per la nostra produzione enologica, pesando rispettivamente 994, 717 e 379 milioni di euro per il commercio di vini da tavola e vini di qualità. Analizzando le vendite di spumanti, invece, il podio si inverte e vede il primato Uk (con 368 milioni di euro) seguito da Usa e Germania (rispettivamente 286 e 245 milioni di euro).

Le regioni più importanti

Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente all'Università Cattolica di Milano, analizza il contributo all'export 2015 su base regionale. Il Veneto merita il podio con oltre 2 miliardi di euro in valore, seguito da Piemonte (1,4 miliardi), Lombardia (1 miliardo) e Toscana (930 milioni). Ottime performance si registrano anche in Trentino Alto Adige (542 milioni) ed Emilia Romagna (370 milioni), quest'ultima - insieme al Piemonte - in lieve calo rispetto al 2014.

Diffusione capillare con punte d'eccellenza

Dei 7,3 miliardi di euro dell'export di vino e bevande alcoliche, circa 2,3 miliardi provengono da 3 sole province, ciascuna con valori export superiori a 500 milioni di euro: Verona, Cuneo e Treviso (per Verona e Cuneo si tratta del secondo prodotto esportato per valore, rispettivamente dopo "altre macchine di impiego generale" e "altri prodotti alimentari"). Nelle province di Trento, Siena e Asti, seppur con valore assoluto inferiore, il comparto vini e bevande è primo fra i prodotti esportati (rispettivamente con 366,8, 311,3 e 249 milioni di euro). In ogni caso, l'export vinicolo è diffuso capillarmente per tutto lo Stivale. «È uno dei prodotti che presenta maggior presenza su base territoriale», spiega Fortis (vedi mappe).

Vino glocal. Un patrimonio economico e culturale

«L'Italia è un Paese profondamente glocal. Il legame con il territorio è uno dei fattori chiave nella produzione di vino, acquaviti, liquori, aceti, così come nel loro consumo, innanzitutto locale. Sono prodotti integrati nel familiare, nel quotidiano: un vero patrimonio italiano, economico e culturale». Le parole di Sandro Boscaini accompagnano le analisi economiche dell'export 2015 ricordando le peculiarità di vini e spiriti made in Italy. Caratteristiche che i mercati internazionali dimostrano di apprezzare, riconoscendo anche quest'anno all'Italia un ruolo primario nel comparto food&beverage mondiale.

Verso un intervento legislativo

C'è ancora da lavorare, ricorda il presidente, ma la strada intrapresa è giusta: «I produttori vinicoli hanno saputo migliorare la qualità in cantina, ma anche superare individualismi e rivalità, facendo squadra nella promozione all'estero. Siamo un modello per altri settori dell'agroalimentare». I problemi sono altrove, ad esempio nella burocrazia che grava ancora sul comparto: «La legge datata 1964 è stata aggiornata, ma mai rivista nel suo complesso. Se contiamo le denominazioni italiane con le loro declinazioni varietali e altre specifiche (Classico, Riserva, Passito...) otteniamo un elenco di ben 31.500 voci. È ancora valida questa impostazione? La promozione all'estero non può basarsi su questo modello».  

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