La nazione Sudamericana attraversa un momento fortunato. L’export copre il 70% delle vendite, il clima e il paesaggio favoriscono la viticoltura e nel Paese si sta sviluppando un turismo vinicolo che coinvolge appassionati da tutto il mondo.
Il Cile è tra i più grandi esportatori di vino al mondo: spedisce circa il 70% dei suoi prodotti a ristoranti e rivenditori all’estero. Nonostante sia avvenuta nel pieno del lockdown, anche a vendemmia 2020 è stata ottima per i produttori di questo Paese (The drinks business). Inoltre, con la sua lunga e frastagliata costa e i venti freschi che scendono dalle Ande, il variegato paesaggio cileno offre una gamma di microclimi in cui può prosperare uno spettro altrettanto ampio di uve coltivate con pratiche sempre più sostenibili, biologiche e biodinamiche perfette per diversi tipi di abbinamenti. Un’infografica su Vinepair mostra come i rossi del Cile costituiscano il miglior compagno per le grigliate: un corposo Cabernet Sauvignon è adatto per un taglio consistente come il Ribeye, mentre un Syrah costiero meno vigoroso è perfetto per un filetto che si scioglie in bocca.
Enoturismo in crescita
Gli organismi di promozione del vino cileno hanno approfittato di questo momento di stallo e di crisi come un’opportunità per guardare verso migliori pratiche e raccogliere dati, anche nel settore del turismo del vino, accorgendosi – inoltre – che sono sempre di più le Cantine aperte al pubblico, in particolare nella Maipo Valley. Negli ultimi due anni 375 guide provenienti da tutto il Cile e da diverse specialità del settore turistico hanno frequentato corsi per guide turistiche specializzate nel raccontare il vino; un’ennesima indicazione dell’interesse generato dall’enoturismo (WIP Wine Independent Press).
Questa notizia fa parte della rassegna stampa internazionale di Civiltà del bere. Per riceverla gratuitamente una volta a settimana in formato newsletter iscriviti qui.