Il critico mascherato
L’evento nasce da un’idea di Valerio M. Visintin, noto critico enogastronomico del Corriere della sera che ha scelto di non rivelare la sua identità e appare in pubblico vestito di nero, con il volto coperto da una maschera, un cappello e un paio di occhiali da sole scuri.A Doof Visintin modera il convegno più atteso
Il fitto calendario di incontri e convegni ha visto la partecipazione di giornalisti, blogger, chef ed esperti di settore. Il momento clou, è stato il focus delle ore 12 dal titolo "Lo stato dell’arte della critica gastronomica", sottotitolo "I conflitti di interesse e le amicizie indebite dei critici gastronomici e le gaffes delle guide ai ristoranti". Con Valerio M. Visintin, in veste di moderatore, c’erano Sara Bonamini, giornalista del Gambero Rosso, Stefano Caffarri, direttore de Il Cucchiaio d’argento e Luca Iaccarino, penna di Repubblica.Critici poco pagati e molto "interessati"
«In realtà in Italia la critica gastronomica non esiste, si esprime a casaccio e senza regole», esordisce con la sua inconfondibile vis polemica Visintin. «Di base questo avviene perché oggi gli editori pagano così poco i critici da non consentire loro di essere onesti. E poi va detto che molti giornalisti o presunti tali approfittano della situazione per fare i propri interessi e favorire i "cuochi amici"». Gli fa eco Stefano Caffarri, che sottolinea come «sempre più spesso il critico riceve solo un rimborso spese e non una retribuzione vera e propria. È evidente che questo non gli basta per mantenersi e quindi svolge un'altra professione, esercitando attività di pr, ufficio stampa e consulente per gli stessi ristoranti di cui scrive…».Il codice di Valerio M. Visintin
Per Valerio M. Visintin il buon critico gastronomico deve rispettare un codice. I tre punti fondamentali sono:- andare al ristorante in incognito, così da ricevere un trattamento tale e quale a quello riservato al cliente comune
- dire, anzi scrivere, sempre la verità, nient’altro che la verità, senza paura di esprimere giudizi negativi, qualora la cucina o il servizio siano manchevoli
- farlo in bello stile, coinvolgendo il lettore con una prosa frizzante e capace di riportare sulla pagina l’atmosfera e l’unicità del luogo e della tavola