Il documento invita tutti a diventare parte attiva di quest’iniziativa europea volta alla difesa della cultura millenaria del vino e al riconoscimento di un consumo responsabile e moderato contro ogni stigmatizzazione sociale e legislativa.
Nei giorni scorsi la filiera vinicola tricolore ha rilanciato in Italia la campagna europea a sostegno della Dichiarazione Vitævino promossa dalle organizzazioni di rappresentanza del settore Ceev, Cevi, Copa-Cogeca e Efow.
Alla conferenza stampa, tenutasi nella sede del Masaf a Roma, sono intervenuti il ministro Francesco Lollobrigida e gli esponenti di tutte le principali associazioni nazionali del comparto vitivinicolo, che hanno personalmente sottoscritto il documento. L’elenco include Albiera Antinori, presidente del Gruppo vini di Federvini, Rita Babini, segretaria nazionale Fivi, Tommaso Battista, alla guida di Copagri, Riccardo Cotarella, a capo di Assoenologi, Cristiano Fini di Cia, Lamberto Frescobaldi per Uiv, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi per Federdoc, Massimiliano Giansanti per Confagricoltura, Ettore Prandini per Coldiretti e Luca Rigotti di Alleanza Cooperative Agroalimentari. Una lunga lista di cariche e associazioni, che testimonia come la tutela della cultura del vino sia una questione fortemente sentita da tutti, nessuno escluso.

Alla guerra della civiltà
È un tema molto caro anche a Civiltà del bere e, nel riportare la notizia, non possiamo fare a meno di rievocare un editoriale del direttore Alessandro Torcoli pubblicato all’inizio del 2022 e, purtroppo, ancora molto attuale. Si intitolava provocatoriamente “Aux armes! Alla guerra della civiltà” per sottolineare il carattere bellico dello scenario, che vede due schieramenti sempre più contrapposti e polarizzati. Da un lato i proibizionisti, che considerano il vino un nemico da annientare senza distinguo né esclusione di colpi; dall’altro i fautori di un consumo responsabile, nel quadro di uno stile di vita sano ed equilibrato. Con la consapevolezza che il vino sia molto più di una bevanda. È sinonimo di convivialità, custode di profonde valenze antropologiche, sociali, culturali, oltre che una voce strategica nell’economia agroalimentare dell’Unione Europea.
Gli obiettivi della sensibilizzazione
Oggi i movimenti “neo proibizionisti” che stigmatizzano il vino continuano a crescere. E, come si legge nel comunicato stampa ufficiale del lancio della campagna italiana a sostegno della Dichiarazione Vitævino: “A causa della diffusione di informazioni e dati scientifici incompleti e fuorvianti, questa visione restrittiva sta progressivamente influenzando le normative di tutto il mondo. Assistiamo ad una crescente definizione di quadri giuridici nazionali iniqui, introduttivi di divieti di pubblicità, politiche fiscali restrittive, etichette allarmistiche con avvertenze sanitarie che mettono a rischio l’esistenza la comunità rurale di un settore radicato nella nostra cultura millenaria”.
Da qui la necessità di un’iniziativa congiunta che si propone, da un lato di difendere la millenaria cultura del vino e il suo ruolo nella promozione della convivialità, distinguendo tra abuso di alcol e consumo moderato di vino; dall’altro di riconoscere l’attività del comparto vitivinicolo e la sua importanza socioeconomica per lo sviluppo e la conservazione delle aree rurali, sostenendo la tutela e la resilienza ambientale e il coinvolgimento delle comunità.
Come sottoscrivere la dichiarazione
La campagna di comunicazione si rivolge in particolare ai consumatori e cultori del vino, ai professionisti del settore, ma anche ai rappresentanti politici d’Italia e d’Europa, chiamati a sottoscrivere la Dichiarazione Vitævino e a dare voce “a coloro che desiderano proteggere il patrimonio culturale e l’importanza economica del vino, per garantire che continui a essere gustato con moderazione dalle generazioni future”.
Una vera e propria call to action che invita tutti ad unirsi a questo movimento di “Wine Culture Coviviality” e apporre la propria firma, che può essere sottoscritta sul sito www.vitaevino.org dove è disponibile in diverse lingue.