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Cala la produzione di vino, crescono i consumi. Il 2017 secondo l’Oiv

26 Aprile 2018 Monica Sommacampagna
La produzione di vino cala, ma i trend di consumo sono positivi. Questo, in estrema sintesi, è il quadro dell'anno scorso che emerge dai dati ufficiali 2017 Oiv, forniti dal direttore generale Jean-Marie Aurand nel tradizionale incontro con la stampa il 24 aprile a Parigi.

Italia prima in Europa per incremento di vigneti

Secondo l'Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv), i soli vigneti in crescita in Europa sono quelli italiani, dal momento che da un anno all’altro registriamo un incremento nel nostro Paese di 5 milioni di ettari vitati. Il tutto in un contesto di regolamentazione del potenziale produttivo dell’Ue e di stabilizzazione del vigneto mondiale (7,6 milioni di ettari). Con una riduzione della crescita cinese (+6 milioni di ettari) e, invece, una diminuzione per l'area vitata turca (-20 milioni di ettari) e spagnola (-8 milioni di ettari). A livello generale, a detenere il podio per superfici coltivate troviamo la Spagna, seguita dalla Cina e dalla Francia.    

Italia ancora prima per quantità di vino prodotto

Lo anticipavano le previsioni vendemmiali, lo confermano i numeri: complice il clima non clemente, il 2017 non brillerà per quantità di vino, anzi, il calo complessivo rispetto al 2016 è del -8,6% per un totale di 250 milioni di ettolitri. Di cui 141 milioni di ettolitri per la produzione comunitaria, in calo del -14,6% rispetto al 2016. L'Italia (42,5 milioni di ettolitri) si conferma primo produttore mondiale, seguita dalla Francia (36,7 milioni di ettolitri) e dalla Spagna (32,1 milioni di ettolitri) anche se le produzioni si sono contratte tra il +17 e il +20%.

La produzione del Nuovo Mondo

Elevato il livello di produzione negli Stati Uniti d'America (23,3 milioni di ettolitri) e in Australia (13,7 milioni di ettolitri). In America del Sud, dopo una vendemmia 2016 colpita da El Niño, in Argentina (11,8 milioni di ettolitri) e in Brasile (3,4 milioni di ettolitri) si è registrata una crescita. Mentre la produzione cilena è in calo per il secondo anno consecutivo, attestandosi a 9,5 milioni di ettolitri. Il livello di produzione del Sudafrica si stabilizza a 10,8 milioni di ettolitri, in crescita del +2,6% rispetto al 2016.

Consumi ancora in ripresa

Dopo la crisi economica del 2008-2009, dal 2014 i consumi mondiali di vino riprendono slancio e nel 2017 sono stabili a 243 milioni di ettolitri, in leggera crescita rispetto al 2016. I winelover in prima posizione per il settimo anno consecutivo parlano americano con 32,6 milioni di ettolitri di vino sorseggiati l’anno scorso, seguono Francia (27 milioni di ettolitri), Italia (22,6 milioni di ettolitri), Germania (20,2 milioni di ettolitri) e Cina (17,9 milioni di ettolitri). Il calo del consumo nei Paesi storicamente amanti del vino (Francia, Italia e Spagna) sembra essersi stabilizzato, mentre negli Stati Uniti, in Cina e in Australia continua a crescere.

Cresce il commercio internazionale

Trend in aumento per il commercio mondiale di vino, che è cresciuto sia per volume (+3,4%, 108 milioni di ettolitri), sia per valore, attestandosi a 30 miliardi di euro (+4,8% rispetto al 2016). A fare la parte del leone sono state le esportazioni dei vini spumanti (+11,2% in volume e +8,9% in valore rispetto al 2016). A livello di volumi, la quota di commercializzazione dei vini fermi in bottiglia mostrerebbe una crescita tra il 2016 e il 2017, passando dal 54% al 57%. Questa evoluzione si iscrive al di fuori della tendenza osservata da diversi anni, in quanto tra il 2000 e il 2016 la quota delle esportazioni di vini in bottiglia è scesa dal 65% al 54%.

Prime stime Oiv 2018 per l’emisfero australe

Arrivano anche le prime notizie 2018 dall'emisfero australe. Il livello di produzione nell'emisfero sud è rimasto stabile nel 2017 (52,7 milioni di ettolitri). Sebbene le previsioni per Argentina, Cile, Nuova Zelanda e Uruguay siano positive, la produzione di vino nel 2018 in Sudafrica (fortemente influenzata dalla siccità), in Australia e in Brasile sarà inferiore rispetto al 2017.

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