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Cresce il valore del vino sfuso

22 Giugno 2023 Anita Franzon
Cresce il valore del vino sfuso

Il mercato del vino sfuso sta guadagnando terreno in termini di valore. Nel 2022 ha chiuso con +5,2% rispetto all’anno precedente, con un aumento di oltre 130 milioni di euro per un giro d’affari che ha superato i 2,67 miliardi di euro. È il secondo fatturato più alto registrato fino a oggi, dopo i 2.689 milioni di euro del 2018.

Per approfondimenti: WBWE, Meininger’s International, The drinks business e DrinksRetailing

A riportare il trend di crescita del vino sfuso è la World bulk wine exhibition (Wbwe), una fiera internazionale che si svolge ogni anno – il 20 e 21 novembre 2023 è prevista ad Amsterdam la 15ª edizione – per dare voce ai “vini di qualità in grandi volumi”, come recita la campagna dell’evento.

Valori in aumento, volumi in diminuzione e Paesi leader

Wbwe ha analizzato i dati offerti da Oemv (Observatorio espanol del mercado del Vino) che indicano come, a fronte della crescita in valore, nel 2022 i volumi di sfuso esportato siano diminuiti del 7,2% attestandosi a 34,2 milioni di hl (-2,64 milioni di hl rispetto al 2021). Si è trattato, infatti, di un anno di grande incertezza commerciale e alta inflazione, in cui sono aumentati solo i volumi degli spumanti. La Spagna è il primo Paese fornitore di vino sfuso e detta la tendenza globale in meglio (in termini di valore) e in peggio (per quanto riguarda la diminuzione dei volumi). La Nuova Zelanda è il secondo venditore per valore, grazie a un prezzo molto alto, ma l’Ungheria sta emergendo con forza. Un forte calo delle vendite (-30%) è stato riportato in Francia e negli Stati Uniti.

Un terzo del mercato mondiale del vino è sfuso

Nonostante i volumi in diminuzione, nel 2022 il mercato globale dello sfuso ha rappresentato circa il 33% del quantità totale di vino commercializzato. La quota rappresentata in termini di valore è logicamente molto inferiore (7% del fatturato totale), in quanto si tratta di una categoria di vini a basso prezzo. Ma in Paesi come Spagna e Nuova Zelanda costituisce un giro d’affari che fa la differenza per i produttori, con performance in aumento a doppia cifra e un prezzo medio (calcolato a livello globale) di 78 euro/hl (+13,3%). A trainare i prezzi dello sfuso è la Nuova Zelanda, dove il prezzo medio è più alto e ammonta a 282 euro/hl (Meininger’s International).

Lo sfuso e il bag-in-box in Italia

In terza posizione, in termini di valore, si trova l’Italia, il cui mercato del vino sfuso nel 2022 è stato pari a 304 milioni di euro (+13,3%). Ma il Belpaese sale al secondo posto per quanto riguarda i volumi, che sono rimasti stabili rispetto all’anno precedente. Ottimi risultati anche per il vino in bag-in-box, un contenitore che ha riscosso successo durante la pandemia e che vede ancora una volta la Spagna come leader nel settore per volume (terza per valore). L’Italia rimane stabile in entrambi i casi al secondo gradino del podio con 47,6 milioni di litri (-2,9%), ma con una crescita del 6,3% in valore per un totale di 111 milioni di euro, avendo registrato (insieme alla Francia) prezzi più alti rispetto ai concorrenti.

La situazione negli States

Le importazioni di sfuso regnano sovrane negli Usa, ma qui nel 2022 hanno rappresentato l’unica categoria di vino ad aver subito una contrazione sia a livello di volume (-26,9%), che di valore (-13,5%). Canada e Cile sono i principali fornitori di vino sfuso in termini di volume; oltre il 40% dello sfuso importato dagli Usa proviene dal Canada, a un prezzo medio inferiore a 26 dollari/hl. Gli acquisti dalle regioni vinicole dell’emisfero meridionale, tra cui Australia, Sudafrica e Argentina, sono saliti alle stelle nel 2022; mentre la Nuova Zelanda ha riconquistato la sua leadership in termini di valore. I Paesi fornitori europei hanno svolto un ruolo marginale nel vino sfuso importato dagli Usa, con una maggiore attenzione alle vendite di vini imbottigliati; i bag-in-box hanno invece registrato un forte calo (The drinks business).

Un settore dalle grandi potenzialità

Nonostante gli alti e bassi e una grande tendenza alla volatilità, il mercato del vino sfuso rappresenta un settore dalle grandi potenzialità, in particolare dal punto di vista della sostenibilità e dell’efficienza economica. Lo sostiene anche Anne Krebiehl MW in un approfondimento a sua firma sul magazine DrinksRetailing. «Un business che avviene per lo più dietro le quinte», scrive la MW sottolineando come anche i vini venduti a un prezzo considerevole a volte lascino il loro Paese di origine sfusi e vengano imbottigliati a destinazione. «Dove un vino viene confezionato non è nei pensieri dei consumatori», afferma Paul Braydon, buyer per Kingsland Drinks, la società che per prima ha introdotto il vino da tavola sfuso nel Regno Unito negli anni Sessanta.

Lo sfuso contribuisce alla sostenibilità

In altre parole: «I consumatori scelgono i vini adatti alla loro occasione e cercano la qualità a un ottimo prezzo», afferma ancora Braydon. Ma alla sostenibilità economica si sta a mano a mano affiancando anche quella ambientale. Con la spedizione di vino sfuso si raddoppiano i volumi e diminuiscono i costi, ma vi è anche «un conseguente risparmio del 40% nelle emissioni di carbonio», spiega Lesley Cook, direttore degli acquisti per Lanchester Wines. Seppure in ritardo rispetto a una logica puramente di risparmio, anche l’attenzione all’ambiente sta prendendo sempre più piede. «Ma c’è ancora molto da fare per migliorare il modo in cui il vino viene acquistato, venduto e spostato in tutto il mondo», conclude Anne Krebiehl.

Foto di apertura: con la spedizione di vino sfuso c’è un risparmio del 40% nelle emissioni di carbonio © Venti Views su Unsplash

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