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Corteaura: una tartaruga in Franciacorta

21 Febbraio 2019 Civiltà del bere
Corteaura: una tartaruga in Franciacorta

Degustiamo le “bollicine danzanti” di Corteaura, giovane azienda franciacortina nata dall’intuito di Federico Fossati e di sua madre. Con il contributo fondamentale di Pierangelo Bonomi, guida tecnica in Cantina.

Corteaura prende vita nel 2009, quando Federico Fossati, spinto dalla voglia di conoscere ancor di più il mondo del vino e ciò che lo circonda, decide di lasciare il lavoro presso uno studio di commercialisti a Udine per avventurarsi insieme alla madre (Federica Massagrande) alla ricerca del territorio giusto dove realizzare il proprio desiderio. Dopo alcuni sopralluoghi nelle zone italiane più vocate, durante un week end di “Cantine Aperte” nella Franciacorta, Federico ha finalmente l’occasione di conoscere la persona giusta: Pierangelo Bonomi, uomo dalla grande cultura spumantistica, oggi suo braccio destro e responsabile tecnico di Corteaura.

Folgorato sulla via del Franciacorta

L’incontro con Pierangelo e la consapevolezza che la bollicina sta diventando uno dei prodotti più richiesti sullo scenario enologico internazionale, portano la famiglia Fossati ad acquistare un antico rudere nella zona di Adro. Un’area famosa fin dal Medioevo per la sua vocazione alla coltivazione della vite. Durante la ristrutturazione della cantina, Pierangelo Bonomi e Federico Fossati selezionano e affittano 6,35 ettari di vigneto a Chardonnay e Pinot nero con rese inferiori ai 100 quintali/ettaro. Nel 2010 inizia la prima vinificazione, che entra in commercio solo nel 2014.

Da sinistra, Pierangelo Bonomi, Federica Massagrande e Federico Fossati

Perché Corteaura?

Corteaura è un nome dal significato preciso. “Aura”, ninfa della mitologia greca, indica un campo di radiazione luminosa positiva, la stessa che la proprietà vuole regalare ai suoi clienti. “Una bollicina simbolo di gioia, di festa e di energia”, spiega Federico Fossati. “Corte” è un omaggio alla terra che li ospita: la Franciacorta. Il logo dell’azienda è una tartaruga, un simbolo di fortuna per alcune culture, ma soprattutto emblema di longevità e lentezza. La stessa che la cantina impiega per i suoi vini che affinano in bottiglia, anche nei prodotti di apertura: minimo 36 mesi sur lie.

La qualità è per chi sa aspettare (almeno 36 mesi)

È Pierangelo Bonomi ad approfondire la questione. “Il vino ha bisogno di tempo per evolvere, per creare un prodotto fresco, dai profumi puliti, di alto profilo qualitativo. La bollicina deve essere complessa nei suoi sentori e aromi senza mai perdere le sue prerogative principali: bevibilità e freschezza. Durante una cena romantica a due o insieme agli amici la bottiglia di spumante aperta deve essere sempre finita!”. E conclude: “Nel mio lavoro ci vuole la lungimiranza di capire nel presente come evolverà il vino dopo quattro anni. Fondamentale è saper gestire la presa di spuma in modo da non esaltare mai i profumi pesanti e poco piacevoli, così come la scelta del liqueur”.

La filosofia produttiva

Corteaura si conferma una cantina giovane, ma dalle idee chiare. L’obiettivo dichiarato è ottenere la massima qualità, investendo in formazione e ricerca. E cercando di distinguersi nel difficile mondo delle bollicine per complessità ed eleganza. Il desiderio di creare vini di alto profilo e la filosofia produttiva rispecchiano perfettamente il logo che l’azienda ha scelto per presentarsi al mondo: la tartaruga simbolo di longevità e costanza, circondata da un’Aura ricca di buoni propositi e aspettative.

La degustazione di Franciacorta Corteaura da Tokuyoshi

Nel calice: i Franciacorta di Corteaura

Tutti i vini sono frutto dell’assemblaggio di uve provenienti dai diversi vigneti dislocati nelle zone più predisposte della Franciacorta, la vendemmia è manuale per permettere di portare in cantina i grappoli più sani. Ad accompagnarle in questa occasione sono stati i sapori e i colori dei piatti di Tokuyoshi, brillante stellato Michelin di Milano.

Franciacorta Brut Docg

Un lento affinamento di 40 mesi regala al Corteaura Franciacorta Brut un ampio corredo aromatico fatto di fiori bianchi, agrumi, frutta secca e crosta di pane. La bollicina è fine e persistente; in bocca risulta fresco e sapido, piacevole e di facile beva, ottimo come vino di apertura al pasto. Uve: Chardonnay 95% e Pinot noir 5%.

Franciacorta Rosè Docg

Il preferito di Pierangelo Bonomi, un vino che a suo dire si degusta solo la bocca mai con gli occhi. Pinot noir 75% e Chardonnay 25%, si presenta con un colore rosa tenue, buccia di cipolla dorata. Il naso è pieno della grazia del Pinot noir, more, lamponi e una sfumatura di violetta. La morbidezza appena accennata dello Chardonnay accompagna una buona acidità e una nota tannica che riesce a sostenere facilmente una pizza o un buon pesce al guazzetto. Anche in questo caso la lentezza dell’affinamento di 48 mesi è la chiave per garantire un vino di classe, strutturato e agevole.

Franciacorta Satén Docg 2012

Un tempo il Cremant della Franciacorta, oggi il Satén gode di notorietà. Famoso per avvicinare alle bollicine anche il consumatore più diffidente, è contraddistinto da una nota “ruffiana” che rende il prodotto morbido e mai aggressivo. Come da disciplinare, il Satén di Corteaura è prodotto con sole uve bianche, 100% Chardonnay, che rendono il sorso cremoso e suadente con un finale persistente. Al naso il bicchiere è carico di nocciole e mandorle, fiori bianchi e un sentore di crosta di pane compatibile con la lunga sosta sui lieviti.

Insé, Franciacorta Pas Dosé Docg 2012

Il nome dà già l’immagine di quello che il calice ci restituisce. Insé è un vino deciso e autentico, che non ha bisogno dell’aggiunta di nient’altro. Chardonnay 60% e Pinot noir 40%, rimane 54 mesi in bottiglia con una lenta presa di spuma che regala complessità e nitidezza dei profumi: miele, erbe aromatiche, vaniglia e una nota tostata. In bocca è come ci si aspetta: un Pas Dosé schietto, con una buona verticalità. La bollicina è fine e persistente, gli aromi sono convincenti e complessi.

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