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Consorzio Chianti: 20-30 milioni di bottiglie in più nel 2025

20 Giugno 2019 Jessica Bordoni
Consorzio Chianti: 20-30 milioni di bottiglie in più nel 2025

“Trend del vino nei mercati Ue”: è il titolo della ricerca commissionata dal Consorzio del Vino Chianti a Wine Monitor – Nomisma, presentata lo scorso 18 luglio al Palazzo Mezzanotte di Milano. Lo studio ha evidenziato le potenzialità dei rossi toscani fra i consumatori del Vecchio Mondo.

I numeri analizzati da Nomisma, infatti, parlano di una performance decisamente lusinghiera per i rossi Dop della Toscana nel 2018. La regione è leader assoluta dell’export, con un valore complessivo pari a 518,6 milioni di euro (contro i 273,7 milioni del Veneto e i 242 milioni del Piemonte, rispettivamente sul secondo e terzo gradino del podio) in tutti i principali mercati europei e in particolare in quelli “maturi”, come Germania, Regno Unito, Francia, Paesi Bassi e Belgio.

Le performance in Germania e UK

Entrando nel dettaglio, in Germania l’export dei rossi toscani Dop nel 2018 si attesta sui 63 milioni di euro (contro i 36 dei rossi del Veneto). Nel Regno Unito, invece, si sono registrate vendite per 28 milioni di euro (contro i 21 milioni dei rossi del Piemonte). Ovviamente la Brexit preoccupa le aziende toscane ma, al momento, non sembra incidere negativamente. Al contrario, secondo i dati Nomisma, nel primo trimestre del 2019, l’export di vini rossi toscani Dop è cresciuto in UK del 36% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente.

Gli investimenti in vigna

«Il Chianti è una grande denominazione e attuare politiche economiche incisive non è stato così facile», ha ammesso Giovanni Busi, presidente del Consorzio. «Parliamo di circa 3 mila imprese da coordinare e gestire. Abbiamo iniziato a ragionare sulle giacenze di produzione e sulla competitività di mercato, portando avanti una serie di investimenti in vigneto e strategie mirate di medio e lungo periodo. Tra il 2001 e il 2018 sono stati ristrutturati mediamente 850 ettari di vigneti atti a produrre vino Chianti, ovvero il 75% del totale, per un costo di oltre 600 milioni di euro sostenuto dalle aziende. A ciò dobbiamo aggiungere tutti gli altri investimenti fatti nell’ammodernamento delle Cantine e delle attrezzature per innalzare il livello qualitativo del Chianti Docg».

Obiettivo: crescere nei numeri

Oggi i volumi si aggirano intorno a i 100 milioni di bottiglie annue, ma l’obiettivo per il prossimo futuro è ambizioso: «Vogliamo aumentare di 20-30 milioni la nostra capacità di vendita, arrivando ai 120-130 milioni fra 6 anni, nel 2025. L’Europa resta un bacino fondamentale: è vicina da raggiungere e si trasforma in incoming e attività turistiche immediate, un capitolo che per le nostre aziende sta acquisendo sempre maggiore centralità».

Asia, Sud America e target giovani

Ma la prospettiva di azione supera i confini del Vecchio Mondo: «Stiamo investendo molto nel Sud-est asiatico e nei Paesi del Sud America, nuovi e concreti sbocchi in espansione». Un’altra leva è rappresentata dai giovani. «Il Chianti è un vino pop, che va incontro alle persone, crea convivialità e si presta molto bene al food pairing grazie alla sua tannicità e acidità. In questi anni il Consorzio sta portando avanti un processo di svecchiamento, evidente fin dal logo, in cui la C è stata trasformata in un sorriso. In quest’ottica si inserisce anche l’iniziativa Chianti in fresco, che propone un consumo intorno ai 17 °C nei mesi di luglio e agosto», conclude il presidente Busi.

Nella foto di apertura: Giovanni Busi, presidente Consorzio Vino Chianti e Manuela Savardi, esperta mercati internazionali

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