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Come stanno le nostre distillerie? Soffrono ma resistono

21 Dicembre 2012 Jessica Bordoni
Pubblichiamo gli ultimi dati dell’Osservatorio congiunturale sull’industria dei distillati relativi al terzo trimestre 2012. I risultati sono il frutto di uno studio effettuato dalla società specializzata in ricerche di mercato Format per conto di AssoDistil, l'associazione nazionale degli industriali distillatori. IL 91,7% DELLE DISTILLERIE A FINE 2012 MANTIENE INVARIATO IL N. DI DIPENDENTI - Rispetto al complesso delle imprese italiane, le aziende della distillazione, pur soffrendo, sembrano affrontare meglio la crisi con una buona tenuta dell'occupazione: il saldo tra i marchi che hanno aumentato il personale e quelli che lo hanno ridotto si chiude in positivo e le stime per la fine del 2012 parlano di un 91,7% delle distillerie che manterrà invariato il numero dei dipendenti. MEGLIO PER LE GRANDI E AL NORD-OVEST - Le imprese più solide sono quelle più grandi (oltre 49 addetti) mentre le realtà più piccole manifestano difficoltà maggiori. Quanto alla dislocazione geografica, le migliori prestazioni economiche interessano l'area del Nord-Ovest. TEMPI DI PAGAMENTO SEMPRE PIU' LUNGHI - Notizie non molto rassicuranti sul versante finanziario e creditizio. L'indagine sottolinea come i clienti abbiano dilazionato i tempi dei pagamenti e quasi il 48% delle imprese dichiara un allungamento delle tempistiche. Le realtà più colpite sono quelle al di sotto dei 9 addetti (77%), in particolare al Centro-Sud. Più in generale,  il 62% delle distillerie denuncia di aver fatto fronte ai propri impegni finanziari, ma con difficoltà. Nel terzo trimestre  il 21% delle imprese della distillazione è stata costretta a rivolgersi alle banche per chiedere finanziamenti. IL 30% NON RINUNCIA A INVESTIRE - Passando agli investimenti, nonostante la crisi circa il 30% delle distillerie dichiara di aver investito nella propria azienda, in particolare in macchinari (30%), in pubblicità e comunicazione sul marchio (34,5)  e in innovazione di processo (19%). In media, circa il 15% del fatturato delle distillerie proviene dall'export, specialmente dall'Europa, a cui fanno seguito il Nord America e l'Estremo Oriente. IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ASSODISTIL ANTONIO EMALDI - “Le nostre aziende hanno dimostrato di credere ancora nell’Italia, continuando ad investire, a dare lavoro, a creare valore aggiunto, evitando di delocalizzare. Sono perlopiù piccole aziende che si basano su una tradizione familiare, eppure hanno mostrato grande capacità di reazione. I distillati rappresentano un pezzo importante del made in Italy e per questo meritano tutela e riconoscimento da parte delle istituzioni di settore, italiane ed europee”.

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