A causa dell’aumento dei costi, del caro-bollette e dell’inflazione, si prospetta un periodo critico per il nostro mercato. La speranza risiede ancora nella forza dell’export e nel valore aggiunto dei prodotti a qualità certificata.
L’accerchiamento cui è sottoposto il sistema produttivo, per le spinte di costo sul fronte delle materie prime, dell’energia e della logistica, non mostra spazio per convincenti alleggerimenti a breve. La crisi russo-ucraina, sfociata nell’invasione di fine febbraio, ha portato a livelli parossistici una tempesta che era già perfetta di suo, senza il formidabile contributo aggiuntivo della problematica da essa recata. Tale contributo avrà comunque una scia lunga e penalizzante per il tiro incrociato di sanzioni che ha innescato. Basta citare il danno al nostro export alimentare, legato all’embargo russo scattato nell’agosto 2014, dopo la vicenda Crimea, sul fronte specifico dei prodotti lattiero-caseari, a base di carne, ittici e di alcuni vegetali freschi. Esso ha già causato infatti, con stima prudenziale, un mancato export cumulato italiano su questo mercato di almeno 1,3 miliardi di euro.
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