Era una delle novità più dense di significato, al Vinitaly, ma pochi se ne sono resi conto. Probabilmente perché non ci si aspetta che a una manifestazione enologica possa fare il suo esordio qualcosa di diverso da un vino. E invece una piccola impresa vitivinicola a conduzione familiare, la Venica & Venica, ha ritenuto che il Salone veronese fosse il luogo più adatto per presentare il suo “bilancio di sostenibilità”.
Non è la prima azienda italiana che prende questa iniziativa. È però la prima del Friuli Venezia Giulia, e soprattutto è la prima di queste dimensioni. Finora infatti hanno compilato il bilancio di sostenibilità imprese di ben più ampia struttura, come Mezzacorona (ch’è stata la prima), Banfi, Ruffino, Mastroberardino, Tasca d’Almerita, Chiarli.
Lo strano legame tra numeri e parole
Quel che colpisce, di questo documento balzato improvvisamente alla ribalta, è la sua stessa definizione, che abbina due parole, bilancio e sostenibilità, estranee una all’altra. Il bilancio si fa con le cifre, mentre la sostenibilità, cioè l’impatto che le aziende hanno sull’ambiente con il loro modo di operare e con i loro prodotti, è stata sempre descritta con fiumi di parole ma pochi numeri generici. Anche perché non è facile ricavarli: come si misura la sostenibilità?
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Quattro parametri per la sostenibilità nel vino: aria, acqua…
È proprio per questo che il ministero dell’Ambiente ha promosso nel 2011 il progetto pilota Viva (Valutazione dell’impatto della vitivinicoltura sull’ambiente) a cui ha aderito anche Venica & Venica. Viva misura e certifica la sostenibilità, sia a livello di organizzazione aziendale sia a livello di prodotto, attraverso quattro indicatori scientificamente riconosciuti. Il primo è l’aria, con la misurazione dei gas a effetto serra, il secondo l’acqua, calcolando il volume di quella consumata.
…vigneto e territorio
Terzo indicatore è il vigneto, con la valutazione dell’uso di agrofarmaci (e relative conseguenze su aria, acqua e suolo), della gestione del terreno (concimazione, ma anche erosione o compattamento) e di tutte le attività aziendali che possono influire sulla biodiversità. Ultimo indicatore è il territorio: Viva calcola l’impatto sia su paesaggio e biodiversità, sia verificando le conseguenze sociali ed economiche del suo modo di operare su lavoratori, comunità locale, produttori e consumatori.
Venica e il coraggio di raccontarsi veramente
La certificazione Viva, che Venica & Venica ha ottenuto nel 2018 e i cui accertamenti sono stati convalidati da un ente terzo, Dnv Gl, sarebbe stata più che sufficiente per compilare il bilancio di sostenibilità. Ma il volumetto che l’azienda ha presentato al Vinitaly, intitolato Il percorso delle buone pratiche: Fare bene per fare del bene, va anche al di là. È quanto di più completo, globale ed esaustivo si possa pubblicare su un’impresa (non soltanto agricola) e sulla sua attività.
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Quasi il 50% della tenuta lasciata a bosco
A dominare, com’è logico in un bilancio, sono i numeri. E quanto possano essere eloquenti le nude cifre si nota sin dall’autopresentazione dell’azienda, che dispone di 98 ettari nella pregiata zona della Doc Collio. Il fatto che solo 40,3 ettari siano coltivati a vigneto mentre 42,5 siano lasciati a bosco è molto più convincente di tanti discorsi sul rispetto della biodiversità e sulla ricerca della qualità.
Un bilancio trasparente e completo
Anche se il nucleo centrale è ovviamente riservato al rapporto dell’azienda con l’ambiente, ciò che colpisce di più è la trasparenza con cui il documento ne traccia un ritratto a tutto tondo. Con una meticolosa analisi delle risorse umane di cui dispone, per esempio: quanti sono i membri della famiglia proprietaria che la dirige (5) e con quali funzioni, quanti gli impiegati (2), quanti operai sono assunti a tempo indeterminato (8), quanti a tempo determinato (9) e a quanti si fa ricorso stagionalmente (5).
La redistribuzione degli utili
Volendo, si può anche calcolare quanto percepiscono globalmente. Nella sezione “Profilo economico” infatti un insolito grafico non si limita a informare che gli utili della Venica & Venica rappresentano il 42,7% dei ricavi (3,7 milioni di euro), ma illustra anche come vengono distribuiti: quanto viene reinvestito nell’azienda dopo aver pagato gli ammortamenti (54,7%), quanto pesano le imposte (0,6%), gli interessi passivi (0,6%) e le donazioni a enti no-profit (0,1%). I dipendenti vengono retribuiti con il 23%, ai soci (dirigenti e amministratori) va il 20,9%.
Uno strumento per capire la coscienza etica di un’azienda
Noiose, queste percentuali? Può darsi, ma spiegano perché il bilancio di sostenibilità è un’iniziativa d’avanguardia: normalmente le aziende non amano farle conoscere. Forse perché consentono di giudicare sia la capacità manageriale sia la coscienza etica di chi le dirige.
Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 3/2019. Se sei un abbonato digitale, puoi leggere e scaricare la rivista effettuando il login. Altrimenti puoi abbonarti o acquistare la rivista su store.civiltadelbere.com (l’ultimo numero è anche in edicola). Per info: store@civiltadelbere.com