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Come i cambiamenti climatici potrebbero ridisegnare la geografia del vino

18 Aprile 2024 Matteo Forlì
Come i cambiamenti climatici potrebbero ridisegnare la geografia del vino

Secondo uno studio di Inrae e Università di Bordeaux entro pochi decenni il 70% dei distretti viticoli potrebbe non essere più idoneo alla coltivazione della vite. La qualità dei vini cambierà e la produzione si aprirà a nuove regioni.

Per approfondimenti: Nature Reviews Earth and Environment, The Independent, Beverage Daily, CBS News, ABC News

A causa del surriscaldamento globale, entro pochi decenni due terzi delle regioni viticole del globo potrebbero non essere più idonee alla coltivazione della vite. E anche se “questo non significa che assisteremo all’estinzione della viticoltura”, le colonnine di mercurio potrebbero disegnare una nuova geografia del vino e certamente la produzione dovrà accettare “nuove sfide per adattarsi” alle mutate condizioni ambientali. Il nuovo monito sugli effetti del cambiamento climatico è riportato sulle pagine della rivista scientifica Nature Reviews Earth and Environment che ha pubblicato lo studio firmato da Inrae, Bordeaux Sciences Agro, Cnrs, Université de Bordeaux e Université de Bourgogne.

Sparirà il vino di qualità in Italia, Spagna e California?

Il team di esperti coordinato da Cornelis van Leeuwen, professore di Viticoltura alla Bordeaux Sciences Agro e al Bordeaux University’s Institut des Sciences de la vigne et du vin, ha preso in esame in particolare il caso dell’innalzamento delle temperature medie oltre la soglia di 2 gradi Celsius dall’era pre-industriale mettendo a punto una mappa degli effetti dei cambiamenti sulle regioni vitivinicole. Per rendere l’idea della velocità del cambiamento, specifica The Independent, già oggi il pianeta è più caldo di 1.2 gradi Celsius (2.2 Fahrenheit) rispetto a 150 anni fa e di questo passo il limite di guardia fissato nel paper potrebbe essere raggiunto attorno al 2060, secondo i dati dell’istituto Berkeley Earth.

I calcoli dei ricercatori

A seconda del grado di riscaldamento globale, i ricercatori hanno calcolato che dal 50% al 70% delle attuali regioni vinicole potrebbero diventare più o meno “inadeguate” alla coltura della vite. E addirittura il 90% di tutte le aree vitivinicole tradizionali nelle regioni costiere e pianeggianti di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale, maggiormente soggette a rischi di siccità eccessiva e di ondate di caldo più frequenti, potrebbe non essere più in grado di produrre vino di alta qualità in condizioni economicamente sostenibili. «Solo una piccola parte di questa perdita, meno del 20%», rileva ancora la ricerca, «può essere potenzialmente compensata dallo spostamento dei vigneti verso le aree montane, considerando altitudini fino a 1.000 metri».

Una nuova geografia del vino

Al contrario, le temperature più elevate potrebbero migliorare l’idoneità di altre regioni alla produzione di vini di qualità. A beneficiarne sarebbero le aree della fascia centrale dell’Europa, dalla Germania al Regno Unito, al nord della Francia, ma anche alcune parti del continente americano, come gli stati di Washington, Oregon negli Stati Uniti e la provincia della British Columbia in Canada, e zone dell’emisfero australe come la Tasmania. L’aumento di produttività, scrivono i ricercatori, riguarderà dall’11% al 25% delle attuali aree vinicole. Ma nuove condizioni meteorologiche potrebbero persino creare inedite regioni vinicole in Belgio, Paesi Bassi e Danimarca (Beverage Daily).

Influenze sulla qualità dei vini

I fattori climatici, sottolinea ancora lo studio, stanno influenzando sempre più marcatamente il ciclo di maturazione dell’uva e di riflesso i livelli di pH, contenuto alcolico e acidità nel vino. Mentre i primi stanno aumentando, i livelli di acidità sono in diminuzione, e questi fattori stanno portando a un “aumento del rischio di deterioramento microbiologico” oltre che all’alterazione degli aromi e dei sapori.
Anche i «composti fenolici, come i tannini, e gli antociani, responsabili del colore e la struttura del vino, si riducono nelle uve sottoposte a temperature elevate». Tutti questi fattori, in definitiva, porterebbero verso uno smarrimento della qualità e della tipicità dei vini.
Non solo, mutate condizioni ambientali, sottolinea CBS News aumenterebbero il rischio che in alcune aree si manifestino nuovi patogeni e insetti che possono avere un impatto sull’agricoltura e sulla salute ambientale e umana in generale. Le condizioni più secche renderebbero meno probabili alcuni problemi della vite, come la peronospora, ma al contempo epidemie di questo tipo potrebbero verificarsi prima e diffondersi più rapidamente.

Parola d’ordine: adattamento

«La viticoltura non scomparirà», precisa Greg Gambetta, professore di viticoltura presso il Bordeaux Sciences Agro e coautore della ricerca, ma «potrebbe diventare molto più impegnativa». A patto che il riscaldamento globale sia limitato, esiste infatti «grande margine di adattamento per i viticoltori, ed è così per la maggior parte delle regioni», ha dichiarato lo studioso e viticoltore ad ABC News.
Dunque, prosegue il paper, l’unica soluzione per arginare questa prospettiva è cercare di «adattare la viticoltura a questo possibile cambiamento». In questo senso, efficaci misure correttive potrebbero essere rappresentate dall’utilizzo di portainnesti più resistenti alla siccità, dall’esplorazione di nuove e diverse varietà e vitigni, da modifiche ai sistemi di allevamento e differenti pratiche di gestione del vigneto.

Foto di apertura: i cambiamenti climatici potrebbero ridisegnare la geografia del vino © David – Pixabay

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