Prima di parlare dei cocktail rooibos, una precisazione. Due amici abituali lettori di Civiltà del bere, dopo aver visto i primi due articoli sul bere light frutto della collaborazione fra il sottoscritto e Terry Monroe, mi hanno detto, più seriamente di quanto possa sembrare: «Ma cosa vi ha fatto l’alcol per odiarlo così tanto?». La risposta, data a loro e che condivido qui con voi, è: niente, e il mio quintale abbondante di peso lo conferma. Il nostro scopo è stimolare l’attenzione verso il bere miscelato parlando dei drink a bassa gradazione alcolica. Cocktail che vogliamo buoni e adatti ad accompagnare il cibo, due aspetti egualmente importanti, ma leggeri, rispettosi del nostro fegato e anche del palloncino a cui sempre più spesso ci sottopongono i vigili che ci fermano la sera mentre guidiamo. Tutto qui.
Cocktail rooibos: il tè nella mixology
Sia Terry sia io adoriamo i cocktail poderosi (anche se lei è molto più contenuta di me nel bere), classici o innovativi che siano, ovviamente se fatti bene. Però per i motivi suddetti io cerco di contenermi e da questo è nata l’idea di questa rubrica a quattro mani. Oggi però sgarriamo un po’, nel senso che vogliamo attirare la vostra attenzione su un meraviglioso ingrediente troppo, troppo negletto nel mondo del bere miscelato: il tè. E soprattutto su uno in particolare: il rooibos.La carta di identità di una bevanda centenaria
Il tè… Non ci si può che inchinare davanti a questa bevanda. Lungo i secoli questa pianta arbustiva, Camellia sinensis, originaria dell’Asia orientale, Cina soprattutto, ma oggi coltivata in diversi Paesi tropicali, è stata studiata ed eviscerata quasi quanto il vino: e non sono sicuro di quel quasi. Le selezioni fatte sono state innumerevoli, proprio come le cultivar della vitis vinifera. Allo stato selvatico può raggiungere i 10 m di altezza, mentre se coltivata in genere non supera i 2.L'anomalia sudafricana
Riparleremo del tè, un argomento troppo vasto per essere riassunto in poche pagine. Qui ci concentriamo su una particolare e curiosa tipologia: il rooibos. La sua anomalia è che, pur essendo del tutto una Camellia sinensis, non viene da Cina e limitrofi ma dal Sudafrica e più esattamente dalla regione del Cederberg, nelle montagne a circa 200 km a nord di Città del Capo. Il nome è afrikaans, lingua degli ex coloni di origine olandese che a lungo hanno dominato questa vasto Paese: viene chiamato anche red bush o tè rosso. Non è ovviamente una scoperta recente, i locali lo usano da centinaia di anni: mentre i foresti, i bianchi sudafricani, l’ hanno di fatto scoperto a inizio del XX secolo e si è diffuso abbastanza (ma sia chiaro, è un prodotto di stra-nicchia) in Europa e Nord America da pochi anni.Come preparare il tè rosso
Quali sono le proprietà del Rooibos?
Tratto da Civiltà del bere 06/2016. Per leggere l'articolo completo e le ricette dei cocktail a base rooibos acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!