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Cina vs Australia: novità in arrivo?

14 Dicembre 2023 Anita Franzon
Cina vs Australia: novità in arrivo?

Nel 2020, dopo un’accusa di dumping, il colosso asiatico ha applicato dazi di oltre il 200% sulle importazioni di vino a altri prodotti australiani. Di recente il governo cinese ha annunciato che intende rivederli prima della scadenza, prevista per il 2026. Ma la strada da percorrere per ricucire i rapporti è ancora lunga.

Per approfondimenti: The drinks business, Reuters, The Guardian, wine-searcher e Robb Report

Gli scambi commerciali tra Cina e Australia potrebbero presto tornare alla normalità. I rapporti tra i due Paesi si erano incrinati nel 2020 quando la Cina, dopo aver accusato l’Australia di dumping, aveva applicato dazi di oltre il 200% sulle importazioni di vino a altri prodotti australiani. Ma il settore vinicolo australiano dovrà lavorare duro per riconquistare la sua precedente posizione. Fino a tre anni fa la Cina rappresentava il principale mercato di esportazione, ma dall’introduzione dei dazi cinesi l’export è crollato.

La Cina fa marcia indietro, ma ci sono ancora molti passi da fare

Il governo cinese ha annunciato che rivedrà le sanzioni sulle importazioni di vino australiano prima della loro scadenza – prevista per il 2026 – a seguito della lunga disputa sulla questione. La mossa è arrivata dopo l’eliminazione dei dazi sull’orzo australiano e come conseguenza di una serie di incontri avvenuti negli ultimi mesi tra i due Paesi. Si tratta, dunque, di una buona notizia per i tanti australiani che lavorano nel settore del vino e che hanno perso in questi anni oltre 2 miliardi di dollari australiani. Dopo essersi confrontato con il presidente cinese Xi Jinping, il primo ministro australiano Anthony Albanese ha però avvertito che ci saranno ancora «molti passi da fare», minimizzando la possibilità che le restrizioni commerciali vengano allentate in tempi brevi (The drinks business).

L’origine della disputa

Nonostante Pechino abbia indicato come motivazione ufficiale per l’introduzione dei dazi punitivi il risultato di un’indagine antidumping (ovvero l’esportazione di merci a prezzi sotto costo e dunque considerati sleali), fin da subito le reali cause della rottura delle relazioni con l’Australia sono sembrate altre. Tra le ragioni principali ci sarebbero state le controversie sulla società di telecomunicazioni cinese Huawei riguardanti azioni di spionaggio e accuse sull’origine del Covid. Non a caso, Albanese è diventato il primo leader australiano in carica a visitare la Cina dal lontano 2016 (Reuters).

Le perdite per il vino australiano

A farne maggiormente le spese sono state, però, le aziende vitivinicole, che hanno avuto grande difficoltà a trovare altri mercati per colmare il divario creato dalla rottura del commercio con la Cina (The Guardian). Secondo un rapporto di Wine Australia pubblicato a fine ottobre, tra il 2022 e il 2023 è stato inviato nella Cina continentale meno dell’1% delle etichette esportate nel 2019. Inoltre, i produttori australiani hanno dovuto investire risorse nella diversificazione delle vendite verso altri Paesi, il tutto affrontando un eccesso di produzione interna, la pandemia e un calo dei consumi globali. La crisi ha coinvolto anche il produttore australiano più famoso, Treasury Wine Estates con il suo brand di punta Penfolds, che per sopperire alla mancanza del suo mercato principale ha iniziato a produrre direttamente vini in Cina, nella regione di Ningxia e nello Yunnan (wine-searcher).

La produzione e la qualità del vino cinese

Intanto, la qualità del vino cinese continua a crescere, anche se la sua produzione sta drasticamente diminuendo e pare che si attesti ad appena il 20% del volume rispetto a solamente dieci anni fa. Ma basterebbe guardare gli investimenti esterni nei progetti vitivinicoli cinesi per rendersi conto che il business annuo della vinificazione cinese, pari a 42 miliardi di dollari, dovrebbe essere preso sul serio. Ci sono quasi 500 aziende vinicole sparse in 12 regioni principali, tra queste anche Cantine create dai prestigiosi gruppi Louis Vuitton-Moët Hennessy (LVMH), Domaines Baron de Rothschild (Lafite) e, come già scritto, Penfolds.
Il progetto LVMH è stato il primo dei tre ad arrivare sul mercato con il lancio dell’annata 2013 con un blend in stile bordolese. La metà delle vendite di questi vini avviene, inoltre, proprio in Cina (Robb Report), un segnale di un mercato in continua evoluzione e che potrebbe lasciare sempre meno spazio ai vini di importazione.

Foto di apertura: la Cina ha annunciato che rivedrà le sanzioni sulle importazioni di vino dall’Australia prima della loro scadenza prevista per il 2026 © A. Elder – Unsplash

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