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Ciau del Tornavento: nuova cantina da 65 mila vini

14 Settembre 2015 Alessandro Torcoli
Giunti a Treiso, sulla sommità di una collina che domina il paesaggio, varchiamo la soglia di un edificio in stile Ventennio, che è stato l'asilo per l'infanzia del minuscolo comune di Langa, datato MXMXXXI (1931). Sorprendente il contrasto con l'interno, un tempio dell'edonismo, elegante e democratico, dove ci troviamo per l'inaugurazione della nuova cantina della Ciau del Tornavento. Democratico, non nel senso di economico, ci mancherebbe: sull'insegna brilla una stella Michelin, e il ristorante si trova al 57° posto nella classifica delle migliori cucine italiane (Top delle Guide Ristoranti 2015 di Civiltà del bere). Più che democratica, dunque, potremmo dire pluralista. Qui d'altronde non s'inaugura a tartine e caviale (certo, a cena... non mancherà il tartufo) ma con un dibattito intitolato "Il vino. Che energia!" che vede protagonisti Angelo Gaja, Carlo Petrini, Giorgio Rivetti e il patron Maurilio Garola (in foto).

Nella nuova cantina 65 mila bottiglie

Maurilio Garola, torinese, gestiva a San Secondo Pinerolo il ristorante La Ciau. Si è appassionato alle Langhe frequentando i giovani (di allora) emergenti del Barolo e del Barbaresco. Nel 1996 gli si presenta l'occasione di rilevare Il Tornavento et voilà, apre il 1° agosto 1997 la Ciau del Tornavento. Intanto, Garola aveva messo da parte una bella collezione di etichette, e i seguenti 18 anni di annate mediamente eccellenti in Piemonte non lo fermano: continua ad accumulare gioielli, specialmente locali, di Langa. Motivo per cui siamo qui: un tesoro da 65 mila bottiglie, 2.899 etichette di 334 produttori proveienti da 13 nazioni.

Sassicaia, Monfortino, Yquem e altri miti

Tra i capolavori della  collezione: Sassicaia 1985, Barolo Monfortino 1945, Bruno Giacosa Rocche del Falletto Riserva 1999 (3 litri), Gaja Costa Russi 1990, Yquem 2011 (15 litri), Romanée Conti ecc... Ma nella visita al "caveau" della Ciau non restiamo impassibili nemmeno di fronte, o meglio "sotto", un arco di Masseto che ci corona il capo. Nei corridoi ci sono bottiglie mitiche, o semplicemente ottime, in ogni angolo. Dove vanno i gusti degli avventori? «Verso i monovitigno, come Nebbiolo, Barbera, Dolcetto (un po' meno), e verso i cru, i vini provenienti da vigne specifiche», dichiara Garola. «Il cliente apprezza ancora molto la ricerca dell'abbinamento corretto, e noi l'assecondiamo con proposte mirate», continua. «E naturalmente per poter far girare il prodotto, è necessario proporre un ricarico corretto».

Capolavori da bere

Il patron, onestamente, non nasconde che si tratta di una collezione più orizzontale, che verticale: ossia, non aspettiamoci un "reliquiario" di annate antiche. Qui il vino gira, questi capolavori si bevono per davvero. Si mettono a disposizione del cliente quando sono nel loro momento di grazia: ad esempio, oggi sulla carta dei vini si leggono molti Barolo di una decina d'anni o giù di lì. Lo scopo di tanta varietà non è certamente museale. E qui sta il maggior pregio della Ciau del Tornavento, e il nostro plauso sonoro a Maurilio Garola, Nadia Benech, Cecilia Monte e Marco Lombardo, custodi del tesoro: collezionano il meglio delle Langhe e tanti altri capolavori con lo scopo di farli bere, di farli entrare nel vissuto degli appassionati. E ci riescono meravigliosamente. Così gira il piacere insime al denaro e all'economia locale.

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