Ci racconta Luciano Piona, patron della Cantina: «Il Custoza, che produciamo dal 1962 grazie a mio nonno, ha sempre avuto fama di vino leggero da bersi giovane, convinzione che lo ha relegato a un ruolo di denominazione minore. Amedeo nasce nel 1996 con l’intento perciò di dimostrare che piacevolezza e leggerezza sono una scelta per il Custoza e non un limite». Chiediamo come abbiano reso il misconosciuto Bianco di Custoza un gran bianco, addirittura da invecchiamento. Ci dice: «Il primo aspetto su cui ho lavorato è stata la longevità: attenzione in fase di pigiatura e tannini da barrique la soluzione. La piccola botte non poteva essere usata al 100%, per non alterare l’equilibrio del vino, così decisi di usarla solo con le due varietà impiegate meno espressive: Trebbiano e Trebbianello (clone di Tocai friulano), mentre Fernanda (clone di Cortese) e Garganega venivano elevati in acciaio. Quindi ho pensato alla struttura, selezionando le uve migliori e mantenendo il vino sui lieviti di fermentazione sino a primavera inoltrata, con regolari bâtonnage. Ma non è finita. Il permanere diun certo sentore di vaniglia m’ha indotto nel 2003 ad abbandonare la barrique e a passare all’uso di botti da 20 ettolitri per la Garganega, elevando in acciaio tutte le altre varietà. Nel frattempo avevo iniziato a lavorare alcune varietà aromatiche pressando l’uva dopo il congelamento, sì da estrarre i precursori d’aroma dalla buccia: tale lavorazione si è rivelata significativa per la Fernanda, e così dal 2004 l’ho implementata». Chiediamo quali grandi annate dell’Amedeo siano ancora disponibili. Dice: «Penso alla 1999, un millesimo
particolarmente fresco di acidità e longevo; poi la 2001, un’edizione assai diversa, molto morbida, nonostante i tempi di raccolta anticipati, ma non meno intrigante; la 2004: vincente per l’equilibrio; infine la 2005: le basse rese hanno consentito di preservarne l’acidità, insieme a un buon grado di maturazione».