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Castello di Cigognola: tutte le strade portano al Pinot Nero

25 Maggio 2022 Civiltà del bere
Castello di Cigognola: tutte le strade portano al Pinot Nero

Il progetto enologico della famiglia Moratti, sinonimo di grandi bollicine Metodo Classico, lancia sul mercato il Pinot Noir, frutto di un’attenta vinificazione in rosso del celebre vitigno francese, che tra le colline dell’Oltrepò ha trovato una terra di elezione. L’enologo di Castello di Cigognola Federico Staderini ci racconta la genesi.

Una expertise sul Pinot Nero a 360 gradi. Perché, se è vero che Castello di Cigognola è la Maison del Metodo Classico italiano con i suoi Blanc de Noirs di altissimo profilo, oggi la ricerca sul nobile vitigno d’Oltralpe travalica i confini della spumantizzazione per abbracciare quelli della vinificazione in rosso. Nasce così il Pinot Noir, prima espressione monovarietale in versione ferma, progettata con la collaborazione dell’enologo consulente Federico Staderini.

Una terra vocata per il Pinot nero

La filosofia aziendale portata avanti in questi ultimi anni dalla famiglia Moratti e dall’amministratore delegato Gian Matteo Baldi punta a un’indagine sistematica sul vitigno, sperimentandolo nelle sue diverse forme. Non potrebbe essere diversamente, se pensiamo che l’Oltrepò Pavese, dove sorge la tenuta, è una terra storicamente vocata alla produzione del Pinot Nero, nonché uno dei maggiori distretti per estensione in Europa, come dimostrano gli oltre 3 mila ettari vitati.

Il legame tra Oltrepò e Piemonte

Se la sfida, con il Metodo Classico, è stata quella di dimostrare che quest’angolo di Lombardia non ha nulla da invidiare alla Champagne, con il nuovo Pinot Noir il riferimento è il Piemonte.
«Vi sono tracce esigue, ma visibili di una viticoltura che lega l’Oltrepò antico al Piemonte», spiega infatti Staderini. «Prima dei Metodo Classico, qui si mettevano a punto vini “tranquilli”, senza bolle. Nebbiolo, Barbera, Pinot Nero rappresentano quindi un sentiero, oramai inondato di rovi, ma ancora percorribile per riaffermare tale produzione».

Il lavoro è quasi totalmente manuale

Massima cura, grande manualità e attenzione ai minimi dettagli sono i pilastri del progetto che coinvolge 5 ettari di vigne esposte a nord-ovest. Le piante fruttano meno di un chilo ciascuna, con vendemmia rigorosamente manuale.
«Nessun intervento meccanico anche per l’operazione di schiccolatura, che separa i raspi dagli acini e preserva morbidamente l’integrità dei chicchi; questi vengono poi avviati alla fermentazione dentro tinelli aperti da 500 litri. Una parte delle uve fermenta con i propri raspi, che donano nerbo e postura al vino, visto che la varietà è già di per sé principessa di finezza ed eleganza. La fermentazione è svolta con lieviti spontanei e prevede per alcuni giorni solo una blanda follatura per garantire lentezza e gradualità al processo. Quando il momento della svinatura si avvicina, operiamo dei rimontaggi per rompere progressivamente gli acini ancora interi». L’affinamento dura circa un anno.
«Mi piace dire che l’espressività del Pinot Noir si ispira all’imperfezione del manufactum e risuona col respiro della terra vera e bassa», conclude Staderini. Un rosso autentico, come la passione e l’arte di chi lo produce.

CASTELLO DI CIGOGNOLA
Strada Vicinale del Pozzetto
Cigognola (Pavia)
0385.28.42.63
info@castellodicigognola.com
www.castellodicigognola.com
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Realizzato in collaborazione con Castello di Cigognola

Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 2/2022. Acquista

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