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Candidiamo la vitis vinifera a patrimonio dell’umanità

25 Aprile 2019 Mario Fregoni
Candidiamo la vitis vinifera a patrimonio dell’umanità

La specie, che comprende il 99% delle varietà coltivate al mondo, meriterebbe proprio il riconoscimento Unesco. L’Oiv, così come i tanti Paesi dove essa ha trovato casa, potrebbero farsi portavoce dell’iniziativa

La famiglia delle vitacee è presente sulla terra da circa 140 milioni di anni. I reperti più antichi sono stati ritrovati in scavi della Champagne e appartengono alla vitis sezannensis datati 65 milioni di anni con carbonio-14. Seguono quelli di Bolca (Verona) di vitis ampelophyllum di 55 milioni di anni. Nell’Ardèche (Francia) la vitis praevinifera avrebbe 25 milioni di anni. A Cantal (sempre in Francia) la vitis subintegra e a Marsiglia la vitis salvorum risalirebbero entrambe a 7 milioni di anni fa, mentre la vitis diluviana di Montpellier avrebbe 3 milioni di anni.

La domesticazione della vite

Queste specie di vitacee europee sono scomparse a causa di glaciazioni, cataclismi geologici, ecc. La vitis silvestris (selvatica) si è salvata dall’ultima glaciazione di Würm di circa 12.000 anni fa nel Caucaso, regione montuosa che va dal Mar Nero al Mar Caspio, ossia dall’Armenia, alla Turchia, all’Azerbaijan, alla Georgia, il Paese sicuramente più ricco di reperti e di storia. Come cita la Bibbia (Genesi), dopo il diluvio universale (circa 10000 a.C.) Noè piantò la prima vite sul Monte Ararat, iniziando la domesticazione e la selezione della vitis silvestris, dioica (cioè a sessi separati e su piante diverse), trasformandola in vitis vinifera sativa ermafrodita, cioè con i due sessi nello stesso fiore.

Un paesaggio vitato in Georgia

Siamo il continente più vitato del mondo

Attualmente la vitis vinifera, come viene brevemente denominata, comprende il 99% delle varietà coltivate nel mondo, mentre l’altro 1% è rappresentato dalle specie americane (Usa, Canada) e asiatiche orientali (Cina, Giappone, Corea, Indonesia, India, ecc.) o dagli ibridi di dette specie, in particolare con la vitis vinifera. Questa è pertanto una vite del Sudovest asiatico, ed è errato chiamarla europea, anche se l’Europa è il continente più vitato del mondo. Le viti native sono oltre 70 e sono attualmente distribuite in Asia e nell’America settentrionale. L’Europa, l’America meridionale, l’Africa e l’Australia non possiedono invece viti selvatiche autoctone (Le viti native americane e asiatiche, M. Fregoni, 2018).

Una specie universale

Sino alla scoperta dell’America (1492) la vitis vinifera è stata l’unica specie coltivata, fatta eccezione per qualche esempio locale dell’America del Nord (vitis labrusca) e del bacino dell’Amur (ai confini fra la Cina e la Russia siberiana) con la vitis amurensis. Storicamente la vitis vinifera si è diffusa dal Caucaso, alla Mesopotamia, all’Egitto, a Israele, alla Grecia (che l’ha piantata in tutto il bacino del Mediterraneo, Magna Grecia italica compresa), all’Italia etrusca e romana.

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