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Cambia il nome cresce la qualità

24 Aprile 2010 Riccardo Oldani
Il 2010 per il Prosecco è un anno storico. Segna infatti l’introduzione sul mercato delle prime bottiglie prodotte secondo le regole della nuova denominazione, la Docg Conegliano Valdobbiadene, entrata in vigore per decreto il 17 luglio 2009. Ma che cosa comporta questo cambiamento tanto voluto dal mondo produttivo della zona storica di origine, quella di Conegliano e Valdobbiadene, in provincia di Treviso? [emember_protected] Vediamo subito quali novità troverà il consumatore in etichetta e in che modo potrà orientarsi in un panorama di vini e nomi che assume una veste rivoluzionata. Il nuovo disciplinare nasce soprattutto per garantire la massima tutela alla zona di produzione storica della provincia di Treviso, la fascia collinare estesa su 15 comuni, approssimativamente compresi in un triangolo tra i centri di Vittorio Veneto, Conegliano e Valdobbiadene. Ai vini prodotti in questo territorio viene riconosciuta la Docg, che diviene così la quarantaquattresima d’Italia. La trasformazione è avvenuta proprio 40 anni dopo l’assegnazione della Doc, nel 1969. Innanzitutto cambia il nome dell’uva. Il classico vitigno Prosecco prende il nome di Glera, uno degli altri appellativi, meno noti, con cui è conosciuto nella zona. Il Glera compone il nuovo vino Docg per almeno l’85% e può essere affiancato per un massimo del 15% da Verdiso, Bianchetta, Perera e Glera lunga, altre varietà locali da sempre coltivate nel comprensorio, o da Pinot e Chardonnay, solo per la tipologia spumante. Vediamo cosa succede allora nella zona di Conegliano Valdobbiadene. D’ora in avanti dovrà sempre essere riportato in etichetta il nome dell’area di produzione. Non parleremo più, quindi, di semplice Prosecco, ma di Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. Il disciplinare riconosce inoltre l’importanza delle sottozone di produzione e introduce un criterio per metterle in evidenza in etichetta, nello sforzo evidente di codificare, cosa ancora rara nei terroir italiani, una sorta di differenziazione tra diversi cru o sottozone. I produttori possono per esempio scegliere di produrre vini con le uve provenienti esclusivamente da un comune, o da una sua frazione, e dichiararne il nome in etichetta, accanto al sostantivo Riva. La novità delle Rive Le Rive sono le zone collinari più ripide della zona del Prosecco, quelle in cui non soltanto si verificano le più profonde escursioni termiche giornaliere o stagionali, ma dove, a motivo dell’asperità del terreno, la vendemmia viene forzatamente condotta a mano, da viticoltori ancora eroici, costretti a una tecnica di coltura da montagna. La produzione della Docg è fissata in una resa massima di 135 quintali per ettaro, ma per quanto riguarda le Rive scende a 130 quintali per ettaro, con l’obbligo della raccolta manuale e dell’indicazione del millesimo. Nelle Rive, inoltre, si può produrre soltanto spumante, non le altre due tipologie ammesse per il Conegliano Valdobbiadene Docg, e cioè frizzante e fermo. Un’ulteriore specificazione in etichetta viene riservata alla zona storicamente di eccellenza della denominazione, quella di Cartizze. Si tratta di una minima parcella, poco a est del comune di Valdobbiadene, dove i vigneti diventano, se possibile, ancor più verticali, addossati a colline ripide esposte magicamente a sud. Il Valdobbiadene Superiore di Cartizze Docg può essere prodotto soltanto nella tipologia spumante, con una resa massima di 120 quintali per ettaro. Per tutti gli spumanti prodotti in regime di Docg è d’obbligo anche la dicitura Superiore accanto alla parola Prosecco. Infine, vi è una seconda Docg, quella che riguarda i Colli Asolani. Ricapitolando: tutti gli spumanti prodotti nell’area vanno indicati come Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, con la facoltà di indicare anche solo l’area di provenienza (o solo Valdobbiadene o solo Conegliano) e di omettere la parola Prosecco. I frizzanti o fermi vanno registrati come Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg. A ulteriore valorizzazione del proprio prodotto le varie Case possono indicare per lo spumante anche la tipologia Riva, precisando il comune o la frazione di provenienza. La Doc Prosecco resta invece nelle nove province divise tra Veneto e Friuli dove, fino al luglio 2009, era consentita la produzione di Prosecco Igt, e cioè Vicenza, Padova, Venezia, Treviso, Belluno, Pordenone, Udine, Trieste e Gorizia. La nuova Doc sostituisce una serie di vecchie denominazioni Igt, che ora scompaiono, come Prosecco Colli Trevigiani, Prosecco Marca Trevigiana, Prosecco del Veneto, Prosecco Alto Livenza, Prosecco delle Venezie. Solo per i produttori di Treviso e Trieste è consentito riportare l’area di origine, a patto che la vinificazione venga praticata nel territorio. Questo per motivi storici. Treviso, Trieste e la Doc Treviso è da sempre la provincia principale di produzione del Prosecco, con il 90% della quota nazionale. Trieste lega invece la sua storia al nome del vitigno, dato che il comune di Prosecco si trova entro i confini della sua provincia. La nuova Doc prevede l’impiego di un minimo di 85% di uve Glera, in assemblaggio con un massimo del 15% di uve Pinot e Chardonnay. La resa consentita è di 180 quintali per ettaro, le tipologie ammesse sono tre: Prosecco tranquillo, Prosecco frizzante e Prosecco spumante. Esclusi dal disciplinare tutti i vini prodotti con l’impiego di altri vitigni o i rosati. [/emember_protected]

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