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ProWine China 2015. Boom di visitatori

18 Novembre 2015 Elena Erlicher
Si è chiusa con un totale di 10.300 visitatori, il 25% in più del 2014, la terza edizione di ProWine China, che si è svolta dall’11 al 13 novembre allo Shanghai New International Expo Centre. Quest’anno i professionisti del settore a cui la fiera, organizzata da Messe Düsseldorf come la "madre" ProWein, è riservata – tutti importatori, distributori, venditori e manager del food & beverage – hanno potuto scegliere tra 600 vini provenienti da 33 Paesi, tra i quali, al primo posto, la Francia, seguita nell’ordine da Italia, Spagna, Argentina, Stati Uniti, Germania, Sudafrica, Ungheria e Cile.

Le novità: Italia “in testa” e lo Champagne fa gruppo

Le novità del 2015 hanno riguardato la diversa disposizione degli stand nei padiglioni E6 ed E7 dell’Expo Centre, che «sono stati riorganizzati a vantaggio dell’Italia», a quanto dicono alcuni nostri produttori presenti. «Quest’anno, infatti, siamo nel primo padiglione di fianco alla Francia», spiega Andrea Terragnoli, export manager di Allegrini, «nel 2014 eravamo in una posizione molto più defilata in fondo al secondo padiglione. E questo ci ha dato sicuramente maggior visibilità». La Cantina veneta è qui presente per la prima volta all’interno dello spazio di Italian Signature Wines Academy, unione di sette aziende (Allegrini, Feudi di San Gregorio, Fontanafredda, Marcheso de’ Frescobaldi, Planeta, Arnaldo Caprai e Villa Sandi), che si muovono insieme all’estero, e per l’occasione in Cina. Potrete leggere le altre interviste con le nostre aziende in Cina sul numero di Civiltà del bere di gennaio-febbraio. Altra novità di questa edizione è stato il Gruppo Champagne, con le Maison delle bollicine più famose al mondo che, anche loro per la prima volta, si sono presentate riunite in un unico stand in Cina. E che l’unione faccia la forza, soprattutto all’estero, è ormai risaputo… Australia e Cile si sono presentati per la prima volta riuniti in un unico spazio nazionale.

Il mercato in Cina è sempre più rosa e online

La tre giorni di Shanghai ci ha dato anche modo di fare il punto della situazione sul mercato Cina, con alcuni convegni sul tema, come “Wine in China: new consumers, new opportunities”, che ha illustrato i risultati della ricerca della società britannica Wine Intelligence, e “The specificity of Chinese wine consume market”. Il mercato cinese del vino si sviluppa e cambia rapidamente. Ma ecco i punti fermi: puntare alla "middle class" e alle donne, stabilire il giusto prezzo, vendere online, "cinesizzare" il nome del brand (il nome mandarino di Moet&Chandon, per esempio, significa "bevuto felicemente" e quello di Penfolds “correre verso la ricchezza”), ma soprattutto esserci di persona. Perché per avere la fiducia dei cinesi bisogna stringere relazioni dirette. Ce ne ha parlato Zhou Chuan, country manager China di Wine Intelligence, Yang Lv di Shangri-La, distributore di prodotti di lusso, e Zhou Simon di Red Ruby, distributore di vino. C’è anche chi ha sottolineato le innumerevoli difficoltà che si incontrano per importare vino alla dogana in Cina, dove i controlli sono assai stringenti. «Non conviene, per esempio, spedire lotti troppo piccoli, come 50 bottiglie», dice Antonio Sorrentino di Milione, «perché qui arrivano a prelevare fino a 10 bottiglie per lotto per ripetere le analisi di controllo nei loro laboratori». Appuntamento l'anno prossimo con ProWine China dal 7 al 9 novembre 2016 a Shanghai.

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