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Biodiversità ed emissioni zero, gli obiettivi del progetto “Sughereta in Sardegna”

21 Aprile 2011 Elena Erlicher
La tutela dell’ambiente e il rispetto della biodiversità in vitivinicoltura sono diventati argomenti all’ordine del giorno nel mondo enologico italiano. E le Cantine sembrano quasi fare a gara nel presentare nuovi progetti orientati verso una maggior responsabilità sociale d’impresa. L’Istituto grandi marchi che riunisce 17 realtà simbolo del made in Italy enologico nel mondo (Antinori, Biondi Santi, Chiarlo, Folonari, Pio Cesare, San Guido, Ca’ del Bosco, Umani Ronchi, Carpenè Malvolti, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Alios Lageder, Rivera, Jermann, Donnafugata e Tasca d’Almerita) ha presentato l’8 aprile a Vinitaly il progetto “Sughereta in Sardegna” che prevede la creazione di 5 ettari di bosco misto a prevalenza di piante di sughero (4.000) in un’area del comune di Nuoro, vicino alla foresta Marghine-Sa Serra. Ci vorranno 25 anni dall’impianto per raccogliere i primi frutti con la decorticazione dei tronchi, ma il progetto non prevede solo la produzione di sughero certificato di qualità; si propone altresì di compensare le emissioni di CO2 derivanti dall’attività di promozione all’estero svolta dall’Istituto, per arrivare nell’arco di 10 anni al traguardo di “emissioni zero” certificate dalla AzzeroCO2 in base al Protocollo di Kyoto. Inoltre l’iniziativa avviata dall’Istituto contribuirà a contrastare il pericoloso fenomeno della scomparsa delle sugherete sarde, che a causa di una cattiva gestione negli ultimi tempi sono state quasi decimate (come è stato rilevato da uno studio dell’Università di Sassari presentato dal Pietro Luciano, preside della facoltà di Agraria). Nella regione si produce il 90% del sughero nazionale, cioè 170.000 quintali all’anno, che fanno del nostro Paese il terzo produttore mondiale dopo il Portogallo e la Spagna. Il 70% del sughero è assorbito dall’industria enologica con circa 1 miliardo e mezzo di tappi. Dai dati di una recente ricerca Demoskopea emerge che gli italiani preferiscono questo tipo di chiusura: circa l’80% dei consumatori ritiene che i tappi in sughero siano la soluzione migliore per proteggere la qualità del nostro vino ed è convinto addirittura che la bottiglia acquisti più valore se chiusa con un materiale naturale. «Con il progetto “Sughereta in Sardegna”», ha detto Piero Antinori, presidente dell’Istituto grandi marchi, «vogliamo in qualche modo restituire alla natura ciò che di grande fa per noi e al contempo ribadire il binomio tra sughero e vino di qualità. Per noi il sughero rimane, nonostante i tentativi di imitazione e sostituzione, sigillo ed elemento principe della bottiglia di eccellenza. Oltre a ciò l’iniziativa nasce nell’ottica della responsabilità sociale d’impresa, che in futuro dovrà sempre più coinvolgere le aziende vinicole nella ricerca della compensazione delle emissioni».

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