Fu la Belisario di Matelica (Macerata), anomala cooperativa con 180 soci conferitori e titolare di 100 dei 300 ettari vitati su cui può contare, a gettare le basi nel 1988 per la futura Docg Verdicchio di Matelica Riserva. Roberto Potentini, direttore ed enologo, ci spiega il perché dell’iniziativa. «La nostra passione è ottenere vini rossi vestiti di bianco, così da esaltare il nostro genius loci; nettari estremi, potenti ma eleganti, bevibili ma di lungo corso, costituiti da una sommatoria di aromi primari, odori secondari, profumi terziari. Il Verdicchio per noi è questo. Oggi, o ci si distingue o bisogna guadagnare vendendo a 1 euro. E poi a Matelica si fa vino da 2.800 anni, non ci sentiamo di banalizzare una storia vitivinicola millenaria». Chiediamo se vi sia un reale segreto alla base di tanta longevità. «In effetti, la nostra è l’unica valle marchigiana disposta da nord a sud, il che favorisce un clima continentale quanto a escursioni termiche e mediterraneo quanto a irradiazione solare; in questo modo la vite di notte dorme, ma durante il giorno produce tanti zuccheri e acidi; inoltre il freddo invernale impedisce lo sviluppo successivo di molti grappoli. Il sole del periodo aprile-ottobre fa il resto in termini di concentrazione di estratto secco. La trasformazione di un’uva del genere, se ben condotta, non può che portare a un vino di grande corpo, complesso, lungo in bocca e nel tempo».
Ci informiamo su quale sia il cavallo di razza. «Un po’ tutti i nostri bianchi sono da invecchiamento, certo dovessi fare un nome direi Cambrugiano, Verdicchio di Matelica Riserva. Nel luglio del 2009 organizzammo una verticale dei nostri Verdicchio di punta: Cambrugiano, Vigneti del Cerro, Vigneti Belisario, con annate dal 2008 sino al 1988! Per ora non abbiamo annate vecchie ufficialmente a listino, però noi usciamo già molto tardi, del Meridia per esempio abbiamo appena commercializzato il 2006. Ma diversi ristoranti regionali hanno delle vecchie annate del nostro Cambrugiano». E allora chiediamo quali annate vengano ancora serbate in cantina. «La 1988 – la prima Riserva, il primo Verdicchio criomacerato, forse irripetibile; la 1995, dalla grande mineralità, frutto di un’ossidazione complessa; la 2003, dal naso più elegante e dalla beva salina, fresca, minerale. In cantina possediamo uno storico di tutte le annate».