Dopo la Brexit
Nel 2016 la situazione finanziaria del mercato dei fine wines è cambiata. Scambiato in sterline, questo settore ha registrato un’importante crescita grazie alla flessione del 10% della moneta inglese dopo il referendum per l’uscita dall’euro. Il Liv-ex, l’indice finanziario del vino, ha fatto segnare un +6,7% e viaggia verso un +8-10% a fine anno. A spingerlo sono stati anche altri fattori. Il primo passa sempre da Bordeaux. La vendita en primeur dell’annata 2015 sta riscuotendo ottima critica al livello delle vendemmie 2009 e 2010, ma con prezzi più abbordabili. Bene ha fatto all’indice del vino anche qualche dato dell’Oiv sul mercato orientale. La Cina, infatti, ha aumentato gli acquisti di vino del +44% quest’anno, ma solo il +3% dei consumi. Segno che sono i wine merchant cinesi a stoccare in questo momento le grandi bottiglie.Il Barolo 1990 all'asta
Con queste premesse si è svolta l’asta dei record. Non c’è bisogno di specificare che sono stati i vini francesi a occupare la scena. Tanto per divertirsi con qualche dato, il lotto più alto è stato quello di 10 bottiglie di Mouton Rothschild del 1945, aggiudicato per 343 mila dollari, oltre il doppio della massima quotazione. O quello di 6 magnum di Vosnée Romanée 1989 Cros Parantoux di Henri Jayer che ha fermato il martello a 171 mila dollari. O ancora le mathusalem di Romanée Conti vendute tutte sopra i 100 mila dollari. L’Italia si è difesa bene con Barolo e Barbaresco da una parte e Bolgheri dall’altra. A svettare però, influenzato anche dal report della Master of Wine Serena Suthcliffe, è stato il Barolo 1990.Questo articolo è tratto da Civiltà del bere 06/2016. Per continuare a leggere acquista il numero nel nostro store (anche in edizione digitale) o scrivi a store@civiltadelbere.com. Buona lettura!