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Australia: esportazioni ancora in calo, ma si cercano segnali positivi

9 Febbraio 2022 Anita Franzon
Australia: esportazioni ancora in calo, ma si cercano segnali positivi

Il rapporto sull’export di Wine Australia per il 2021 mostra quanto le sfide globali e, in particolare, i dazi cinesi stiano continuando ad avere un serio impatto sulle esportazioni di vino australiano, un settore già messo a dura prova nel 2020. Si tratta di numeri che riflettono in maniera chiara le difficili condizioni del mercato, i rapporti con la Cina, i ritardi nei trasporti e la crisi innescata dalla pandemia. Se, però, si esclude il commercio con la Cina continentale, la situazione non appare così critica.

Per approfondimenti: The drinks business, ABC News, Winetitles Media e Winetitles Media

Nel 2021 l’export di vino australiano è diminuito del -30% in valore (raggiungendo 2,03 miliardi di dollari) e del -17% in volume (per un totale di 619 milioni di litri esportati, la quantità più bassa spedita in un anno dal 2004). La principale causa di questi sostanziosi cali è da ricercare nei pesanti dazi imposti dalla Cina sul vino e altri prodotti provenienti dall’Australia a partire da novembre 2020. L’export verso la Cina continentale è infatti diminuito in 12 mesi del -97% in valore e del -93% in volume.

L’impatto catastrofico dei dazi cinesi

Come evidenziano chiaramente questi numeri, non vi è dubbio che il settore del vino australiano stia attraversando «tempi eccezionalmente difficili», ha affermato la direttrice di Wine Australia Rachel Triggs. «Il 2021 rappresenta il primo intero periodo di 12 mesi da quando sono stati imposti i dazi sul vino australiano importato in Cina. E il loro impatto può ora essere pienamente osservato». A conti fatti, nel 2021, i dazi cinesi sono costati alle esportazioni australiane 1 miliardo di dollari (The drinks business).

La tabella evidenzia come, escludendo la Cina, le esportazioni di vino australiano non stiano andando poi così male © Wine Australia

Escludendo la Cina, i numeri cambiano

Mettendo, però, da parte il mercato cinese, le esportazioni dei vini australiani risultano in aumento del +7% in valore (raggiungendo i 2 miliardi di dollari), mentre i volumi diminuiscono solamente del -6%. I mercati con il maggiore aumento in valore sono Singapore (+108%), Hong Kong (+45%), Corea del Sud (+74%), Taiwan (+65%) e Thailandia (+31%); numeri così alti non si vedevano dal 2009. Sono questi segnali positivi che indicano quanto e come stia crescendo la domanda di prodotti in precedenza inviati verso la Cina, tanto da invitare il settore vitivinicolo australiano a investire nella diversificazione del mercato (ABC News).

L’andamento delle esportazioni di vino cresce del +108% a Singapore e del + 74% nella Corea del Sud

Una lenta ripresa

Ma ci vorrà del tempo per compensare la perdita del commercio con la Cina continentale, anche perché altri importanti mercati hanno risentito della crisi globale del trasporto delle merci confermato dal calo dei volumi; su tutti la Gran Bretagna (-9%) e il Nord America (Stati Uniti -8% e Canada -16%). In generale: «La crisi non si risolverà prima della fine del 2022», afferma Rachel Triggs (Winetitles Media).

Riaprono i confini: «La luce in fondo al tunnel»

Intanto arrivano alcuni segnali positivi, come l’annuncio della riapertura dei confini australiani ai viaggiatori internazionali completamente vaccinati a partire dal 21 febbraio.
«Questa mossa pone fine alla fortezza dell’Australia. È la luce in fondo al tunnel che le piccole imprese, gli operatori del turismo e l’industria degli eventi desideravano disperatamente rivedere», ha dichiarato Jennifer Westacott del Business Council of Australia (Winetitles Media).

Foto di apertura: © D. Clode – Unsplash

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