Come si coltiva un vigneto? Di seguito elenchiamo alcune forme d’allevamento della vite poco diffuse, evidenziandone le caratteristiche principali e le differenze dalle più note. Sono: Archetto, Raggi o Bellussi, Casarsa, Geneve Double Courtain, Duplex, Lyra e Tendone.
–

–
Archetto
L’Archetto si differenzia dal Guyot per i tralci curvati ad arco, trova ancora diffusione in Valtellina, ma pure in Toscana ed Emilia Romagna dove viene chiamato Capovolto. In quest’ultima versione il tronco, sul quale vengono allevati uno o due capi a frutto piegati verso il basso dal peso crescente dei grappoli, può raggiungere i 2 metri.
–

–
Raggi o Bellussi
Forma diffusa in Veneto e in Emilia e creata a fine Ottocento, quello dei Raggi (o Bellussi) è un sistema con un sesto d’impianto ampio (in genere 8×4 m) dove i pali in legno sono appoggiati a una base di cemento collegati tra loro attraverso fili che vengono poi fissati al terreno in modo da garantire ai pali una durata maggiore. Ogni palo sostiene quattro viti che, una volta raggiunta l’altezza di piegatura, danno origine a un cordone permanente inclinato tirato nell’interfilare in modo da apparire come una raggiera.
–

–
Casarsa
Derivato dal Sylvoz e diffuso soprattutto nel Nordest, il Casarsa ha bassi costi d’impianto e di manodopera, essendo altamente meccanizzabile e molto produttivo. La cortina semplice ha un unico cordone permanente orizzontale, sostenuto da un solo filo portante posto a 1,7-1,8 m dal suolo sul quale si esegue una potatura a speroni. La vegetazione, priva di sostegni, tende a ricadere lateralmente e verso il basso sotto il peso dei grappoli.
–

–
Geneve Double Courtain (Gdc)
Ideato negli Stati Uniti negli anni ’60 del secolo scorso, il Geneve Double Courtain (o Gdc) consente una totale meccanizzazione. È un sistema a doppia spalliera, con due cortine di vegetazione ricadenti in due interfilari adiacenti; in Italia è diffuso nelle pianure emiliane.
Duplex
Californiano, il sistema a Duplex è molto simile al Geneve Double Courtain, dal quale però differisce poiché al posto dei due cordoni permanenti presenta capi fruttiferi rinnovabili annualmente con la stessa tecnica del Guyot.
–
–
Lyra
Messa a punto negli anni ’80, l’impianto a Lyra presenta due pareti vegetative per consentire il raddoppio della superficie fotosintetizzante. Elevati costi e una difficile meccanizzazione ne hanno però impedito la diffusione.
–

–
Tendone
Spesso impiegato per l’uva da mensa, l’impianto a Tendone si adatta bene anche per quella da vino; diffuso soprattutto nel Centro-sud, presenta dei ceppi alti 1,8-2 m, con i capi a frutto che si distendono orizzontalmente rispetto al terreno su un’impalcatura di fil di ferro e pali. La densità d’impianto non è mai elevata, ma permette di ottenere ottimi livelli produttivi a fronte di una qualità medio-bassa.
Per leggere l’articolo completo sui sistemi di allevamento della vite clicca qui