E' vero che la frequenza con cui si verificano stragi stradali provocate da ubriachi al volante suscita preoccupazioni più che legittime, ma questo non basta per mettere l’alcol al bando, come si sta tentando di fare. Nessuno, è vero, ha avanzato finora una proposta così estrema, ma la contemporaneità di due offensive su diversi fronti fa temere che l’obiettivo finale sia proprio questo: la riduzione ai minimi termini del tasso alcolemico rilevato nel fiato spinge infatti l’opinione pubblica a ritenere che l’assunzione di vino sia un reato, mentre l’affermazione di sedicenti scienziati che l’alcol è dannoso alla salute, in qualsiasi quantità venga ingerito, ne fa il pericolo pubblico numero uno. È una strada molto rischiosa: storicamente i divieti di consumo si sono sempre rivelati dei boomerang. Negli Stati Uniti il gangsterismo è figlio del proibizionismo. Eppure un tempo l’alcol godeva di ben altra considerazione, tant’è ch’era chiamato spirito di vino. Che detto senza stacco tra “di” e “vino” allude a Colui che ha creato la vita. Soffiando, ma non nell’etilometro.