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A Vinitaly un’Italia record per le esportazioni

14 Marzo 2012 Civiltà del bere
L’export del vino italiano segna un nuovo record per il 2011: l’Istat ha reso noto oggi che il valore totale delle vendite ha superato i 4,4 miliardi di euro (+12% rispetto al 2010) per circa 24 milioni di ettolitri esportati (+9%). Sul podio dei maggiori importatori di vino italiano troviamo gli Stati Uniti (leggi il post Successo consolidato per il vino italiano negli Stati Uniti), la Germania e il Regno Unito, dove l’ammontare degli acquisti enologici è rispettivamente di 948, 919 e 509 milioni di euro in valore, mentre in termini di quantità la classifica cambia, con Germania e Regno Unito davanti agli Stati Uniti (rispettivamente con quasi 716.000, oltre 338.600 e più di 297.300 ettolitri). IL MERCATO INTERNAZIONALE A VINITALY - È la conferma positiva che i produttori italiani attendevano da mesi: l’Italia è tra le nazioni leader del mercato enologico mondiale (con una quota del 22% nel 2010), contrastando con professionalità la crisi economica e i competitor sempre più numerosi. Anche la prestigiosa vetrina di Vinitaly, come ogni anno, contribuisce all’incontro tra aziende vinicole italiane e acquirenti stranieri: dal 25 al 28 aprile, infatti, Veronafiere vedrà la partecipazione di buyer provenienti da più di 100 Paesi, che potranno confrontarsi con oltre 4.200 produttori italiani export-oriented. EXPORT PER GRANDI E PICCOLI - Interessante è soprattutto la composizione eterogenea delle aziende dedite all’export. Secondo Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere, «C’è stata negli ultimi anni una crescita della professionalità dei nostri produttori, anche di quelli di piccole dimensioni, che hanno imparato a rapportarsi con i trader internazionali. Così a fianco di grandi nomi è sempre più facile trovare piccoli produttori che si fanno apprezzare nei ristoranti e nei wine bar di tutto il mondo. Ognuno trova il proprio canale o la sua nicchia di mercato in base a quelle che sono le proprie potenzialità e questo è un altro dato positivo perché dimostra una generalizzata propensione all’export».

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