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A difesa della biodinamica

18 Giugno 2021 Civiltà del bere
A difesa della biodinamica

Questo spazio è dedicato al dibattito, allo scambio di idee. Capita sovente che i lettori scrivano per ampliare i contributi su un tema lanciato nelle edizioni precedenti. E così, come ci aspettavamo, è accaduto dopo aver pubblicato la riflessione di Riccardo Oldani che ha spiegato perché la scienza non possa accettare l’equiparazione tra biologico e biodinamico.

Pubblichiamo le considerazioni “sul campo” di Giancarlo Vettorello di Coldiretti Veneto, che si domanda:

Non siamo troppo severi con la biodinamica?

Partirei dalla considerazione del giornalista Riccardo Oldani.
“Equiparare biologico a biodinamico, è una scelta esclusivamente politica, che con la scienza non ha nulla a che fare”.
Mi sembra che sia una posizione condivisibile, nel senso che la politica, sentita la scienza, fa poi una sintesi legislativa, che regolamenta in questo caso una modalità produttiva.

In fondo devi essere biologico

Nello specifico, l’errore – se di questo si tratta – è stato quello di equiparare il metodo biologico con quello biodinamico che sono tra loro diversi. Il punto dirimente rimane però il fatto che per certificarsi “biodinamici” è necessario avere la certificazione biologica. Insomma, per essere ammesso e riconosciuto, il metodo biodinamico, deve innanzi tutto rispettare ed adottare le procedure del metodo biologico. Si potrebbe dire, tanto rumore per nulla!

L’esperienza ci fa apprezzare i vini biodinamici

In fondo, credo che molti tra coloro che si occupano di vino riconoscano ad alcuni produttori biodinamici il merito d’aver raggiunto livelli qualitativi di complessità espressiva e soprattutto di “integrità” del prodotto, ragguardevoli. Certamente la componente esoterica ci disorienta; congiunzioni astrali, corni pieni di letame sotterrati in plenilunio, dinamizzazioni, ecc… Leggevo l’altro giorno un’intervista a Alois Lageder, che grosso modo sosteneva che per lui l’agricoltura biodinamica è un’agricoltura esperienziale, significa riconnettersi con la natura. Un po’ quello che facevano i nostri padri, che – aggiungo io – avevano molti meno mezzi di noi a disposizione.

L’oblio dell’agricoltura moderna

Del resto, a guardare bene, quando si parla di azienda agricola come di un “organismo produttivo”, quando ci si focalizza sull’importanza della fertilità biologica del suolo, quando ci si impegna per migliorare resistenza e qualità dei frutti, penso che diciamo cose che tutto il mondo agricolo condivide e che l’agricoltura “moderna” ha spesso messo in secondo piano, se non purtroppo dimenticato. Se oggi prestiamo così tanta attenzione alla conservazione dei suoli e della fertilità, alla biodiversità, al paesaggio, credo che in parte lo dobbiamo al pensiero e all’azione di chi ha fatto agricoltura biologica e biodinamica, mostrando con i fatti che una diversa agricoltura è possibile.

Giudizi troppo severi?

Mi pare francamente eccessivo leggere che l’Ana (Accademia nazionale di agricoltura) definisce l’agricoltura biodinamica “scientificamente inaccettabile, in quanto completamente avulsa dai principi di verifica sperimentale e di ripetibilità del dato come rigorosamente richiesto dalla Scienza. In più l’agricoltura biodinamica è un possibile danno all’etico svolgimento dell’agricoltura tradizionale e dell’agricoltura biologica, costituendo una possibile frode per il consumatore, una fonte di danno economico per il comparto produttivo e un rischio per la salute dei consumatori”.

Fa più danni Steiner o la chimica di sintesi?

Non mi risulta che siano stati segnalati casi in cui mangiando o lavorando anche per molti anni con prodotti o in aziende dedite alla biodinamica, consumatori ed operatori abbiano manifestato danni alla propria salute. Invece qualche ripercussione – soprattutto tra gli operatori – si è invece registrata a seguito degli eccessi dell’agricoltura moderna che ha esagerato con l’uso della chimica di sintesi.

Approcci diversi posso aiutare l’agricoltura

Inoltre osservo che in Germania e in Francia i siti ufficiali di importanti Consorzi di tutela del vino, ad iniziare da Bordeaux, presentano la certificazione biodinamica come una di quelle che qualificano le loro produzioni. Infine, se la UE si è spesa per l’obiettivo così ambizioso di ridurre l’uso dei fitofarmaci e per lo sviluppo dell’agricoltura biologica, vuol dire che non era tutto oro ciò che la scienza ci ha consigliato fino ad oggi. Anche l’Ana potrebbe prendere atto del fatto che non tutto è stato perfetto negli ultimi 50 anni e che da approcci e discipline diverse può venire un contributo importante all’agricoltura.

Foto di apertura: © sreenivas – Unsplash

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