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Cina vs Australia, la battaglia continua

3 Dicembre 2020 Anita Franzon
Cina vs Australia, la battaglia continua

Tra Cina e Australia le acque restano agitate. Dopo l’accusa di dumping, la Cina ha confermato l’applicazione di pesanti dazi su diversi prodotti australiani, tra cui il vino. Un duro colpo per le esportazioni dell’isola, che potrebbe avere ricadute anche a livello mondiale, anche se alcuni Paesi come il Cile potrebbero beneficiarne.

L’Australia aveva finora beneficiato di un accordo di libero scambio con la Cina, ma quest’ultima ha appena confermato l’applicazione di dazi compresi tra il 107% e il 212% sulle esportazioni di vari prodotti australiani, tra cui i vini in bottiglie di capacità inferiori o uguali a due litri.

Nuovi dazi sul vino australiano imposti dalla Cina

Il motivo di tale controversia commerciale partirebbe dall’accusa di dumping: secondo il governo cinese, l’Australia avrebbe venduto vino a prezzo ribassato per battere la concorrenza e aumentare la quota di mercato. Canberra nega queste affermazioni e sospetta che dietro al deterioramento dei rapporti tra i due Paesi ci siano altri motivi, tra cui un’inchiesta australiana sulle origini cinesi del COVID-19. Attivi dal 28 novembre, tali dazi dovrebbero però essere temporanei (SBS News).

Ma un vantaggio (forse) c’è

Sarà un duro colpo per il settore vitivinicolo australiano, perché questo negli ultimi anni è diventato  così dipendente dalla Cina da destinarle in media il 39% delle esportazioni (il 25% di tutto il vino che produce). Ma il professore associato di economia alla Monash University He Ling-Shi prevede che gli esportatori australiani potrebbero trarre vantaggio dalla diversificazione in altri mercati. Non è dello stesso avviso James Laurenceson, Direttore delle Relazioni Australia-Cina all’Università della Tecnologia di Sydney, il quale spiega: «Mentre il PIL cinese dovrebbe crescere prossimamente del +1,9%, gli Stati Uniti calano del -4,3%, l’Europa del -8,3% e l’India, ovvero “la grande speranza di sostituire la Cina”, anche del -10%». Ha poi proseguito affermando che le aziende australiane dovrebbero sviluppare strategie di mitigazione del rischio più sofisticate, piuttosto che vendere di meno alla Cina (Vinex).

Un impatto globale

Anche l’economista Mike Veseth, che segue da anni il rapporto tra Cina e Australia, crede che gli australiani «non saranno in grado di chiudere quel rubinetto per riaprirlo da qualche altra parte»; pensando, inoltre, che questi nuovi dazi commerciali potrebbero portare nel 2021 a una reazione a catena nel settore del vino a livello mondiale. Le aziende vinicole europee probabilmente si affretteranno a colmare il vuoto di fascia alta nel mercato cinese e anche quelle statunitensi potrebbero partecipare a tale azione se la nuova amministrazione decidesse di allentare la guerra commerciale con la Cina. Intanto l’Argentina e il Cile si troveranno costrette a proteggere la loro quota di mercato ovunque e la battaglia per il posizionamento sarà ancora più feroce, dato che le Cantine australiane ora avranno pallet di vino invenduto (wine-searcher).

Tra i due litiganti il Cile gode

Secondo Ian Ford, importatore di vino in Cina, il Cile sarà probabilmente il principale beneficiario della crescente controversia commerciale tra Australia e Cina. Il vino cileno è infatti molto popolare tra i cinesi e potrebbe facilmente rimpiazzare quello australiano come alternativa dal Nuovo Mondo. Il Cile, inoltre, a differenza del Sudafrica e dell’Argentina, beneficia già di un accordo di libero scambio con la Cina (Vinex).

Le prime reazioni dell’Australia

L’Australia ha 10 giorni per presentare ricorso, ma nel frattempo ha espresso la sua “estrema delusione” per la decisione delle autorità cinesi e ha annunciato una riunione di crisi per l’industria del vino, sottolineando che il governo sarà vicino ai suoi produttori. Inoltre, si teme che questi dazi avranno un impatto negativo sui settori del vino di entrambi i Paesi: per i milioni di consumatori cinesi che amano il vino australiano e per i distributori in Cina che hanno costruito relazioni con le aziende vinicole australiane (Winetitles).

E la risposta di Treasury Wine Estates

Intanto, le azioni di Treasury Wine Estates (TWE), società che possiede il famoso marchio Penfolds (il cui fatturato dipende per quasi il 40% dalle vendite in Cina), sono scese del -11,25%. Il gigante del vino australiano, che già aveva affrontato accuse da parte dei grossisti cinesi sulle assegnazioni di Penfolds, si vedrà costretto a ritirare parte della sua gamma di vini dalla Cina per concentrarsi sul rafforzamento di altri mercati internazionali inclusi quelli asiatici al di fuori di Cina, la stessa Australia, gli Stati Uniti e l’Europa (The drinks business).

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